Il racconto nitido del Medioevo e del Rinascimento a un pubblico non scientifico. Una lettura trasversale su percorsi interdisciplinari affiancati alla musica, attraversando l’entusiasmante stagione della monodia per giungere al trionfo dell’esperienza polifonica. Il tutto con proposte d’ascolto, novità discografiche, recensioni librarie e incontri con i protagonisti, sia attraverso interviste sia come ospiti in studio.
Quilisma oggi torna a percorre i sentieri musicali strettamente connessi con il teatro e le sue forme a partire dal 400. Lo facciamo grazie ad una pubblicazione della ricercatissima etichetta MAXRESEARCH che dalla sua bellissima sede di Civitella in Val di Chiana ha immesso sul mercato un compact disc di straordinaria bellezza. Uno di quei prodotti dei quali ci si può innamorare a prima vista, in questo caso a primo ascolto. Un disco ben fatto sotto tutti i profili, da quello della riproduzione del suono a quello delle scelte musicali. Un disco che vede riuniti i 7 musicisti dell’ensemble Salon de musiques sotto la guida di Marco Ferrari (nella foto) poliedrico protagonista della musica antica.
Quilisma oggi vuole andare a percorre i sentieri musicali strettamente connessi con il teatro e le sue forme a partire dal 400. Lo facciamo grazie ad una pubblicazione della ricercatissima etichetta MAXRESEARCH che dalla sua bellissima sede di Civitella in Val di Chiana ha immesso sul mercato un compact disc di straordinaria bellezza. Uno di quei prodotti dei quali ci si può innamorare a prima vista, in questo caso a primo ascolto. Un disco ben fatto sotto tutti i profili, da quello della riproduzione del suono a quello delle scelte musicali. Un disco che vede riuniti i 7 musicisti dell’ensemble Salon de musiques sotto la guida di Marco Ferrari poliedrico protagonista della musica antica.
Il “Cantore al Liuto” è una figura nella cui riscoperta sinora pochissimi interpreti si sono avventurati. Nell’interpretazione oggi come oggi non mancano i dati della musicologia alle quali si affiancano le ipotesi performative rappresentative di come si sia sviluppato questo particolare genere di musicista - così vicino alla sensibilità contemporanea - dal Medioevo sino al periodo del suo massimo splendore, il Rinascimento, attraverso la rilettura di celebri melodie accompagnate con strumenti a corde diversi a seconda dei repertori, tutti consoni all’epoca di riferimento.
Seguendo la proposta di Simone Sorini, noto ed apprezzato interprete di Musica Antica a livello internazionale, ci occupiamo oggi in Quilisma proprio del ‘Cantore al liuto’ un protagonista musicale del passato la cui importante figura, a lungo trascurata, rivive oggi
Simone Sorini, tenore e polistrumentista, ha nel corso degli anni affinato una conoscenza approfondita dei repertori e degli strumenti medievali e rinascimentali a plettro, come liuti, citole, guiterne, cetre, chitarrini e oud, che utilizza per accompagnarsi nel canto. L’interprete ideale quindi per la proposta odierna di Quilisma come sempre condotto da Giovanni Conti.
Musica e piaceri della tavola sono da sempre buoni alleate e, nei secoli, anche il vino è stato un loro degno compagno.
A testimoniarlo sono i numerosi brani che esaltano alcune pietanze o narrano la loro preparazione come l’inno Ave color vini clari, o il Tourdion e Oy comamos y bebamos che ci raccontano di ricchi banchetti e di spensierate serate in taverna, e quelli che sfruttano la pratica del cucinare per alludere a giochi erotici in cui il cibo diviene metafora di alcune parti del corpo, come nel canto carnascialesco delle Donne nó siam di chianti, o per inveire contro uno sconosciuto rivale come fa in De mia farina fò le mie lasagne.
La puntata di Quilisma, con la musica eseguita dall’ensemble Orientis Partibus vuole far rivivere proprio le suggestioni del banchetto e della taverna dal medioevo al rinascimento attraverso brani molto vari non solo per epoca di composizione ma anche per collocazione geografica.
Il teatro sacro del Medioevo nasce nella Chiesa e dalla Chiesa. Le navate e l’altare rappresentano la sua prima scenografia, i chierici sono autori e attori delle storie bibliche messe in scena e i fedeli sono i suoi primi spettatori. Questo fatto non sorprende se ci si sofferma sull’intrinseco carattere drammatico del rito cattolico. È sufficiente pensare alla suggestiva teatralità nell’ufficio liturgico del Mattino di Pasqua per comprendere il fenomeno, peraltro quasi paradossale, attraverso il quale dalla liturgia cristiana si stacca il germe da cui nascerà - verso la metà del XIII secolo - il teatro sacro vero e proprio, totalmente emancipato dall’influsso ecclesiastico. Tutilone, monaco benedettino di San Gallo, cantore e musico morto nel 909, creò il primo dramma liturgico aggiungendo al testo biblico un seguito di parole sue proprie e accompagnandole con melodie.
Terza e ultima delle puntate dedicate a Claudio Monteverdi (1567-1643), uno dei compositori più importanti, e più rivoluzionari della storia della musica: nessuno come lui è riuscito a eccellere in àmbiti estetici così diversi.
Egli raccoglie l’eredità del Cinquecento per trasformarla nella nuova estetica concertante, è protagonista della prima stagione del melodramma, con opere che sono rimaste nel grande repertorio, è in prima linea nella trasformazione della musica sacra attraverso elementi inauditi di modernità. Giuseppe Clericetti ci racconta il percorso biografico e artistico di Monteverdi, da Cremona a Mantova fino a Venezia, e contestualizza la sua attività e la sua musica nella magica stagione di inizio Seicento: i madrigali e le sperimentazioni scandalose, la nascita dell’opera e gli sviluppi veneziani, la direzione musicale a San Marco, con uno sguardo alle altre arti, letteratura, pittura, architettura. Ospite al microfono di Giovanni Conti il musicologo Giuseppe Clericetti autore del libro per la casa editrice Zecchini.
Seconda delle tre puntate dedicate a Claudio Monteverdi (1567-1643), uno dei compositori più importanti, e più rivoluzionari della storia della musica: nessuno come lui è riuscito a eccellere in àmbiti estetici così diversi.
Egli raccoglie l’eredità del Cinquecento per trasformarla nella nuova estetica concertante, è protagonista della prima stagione del melodramma, con opere che sono rimaste nel grande repertorio, è in prima linea nella trasformazione della musica sacra attraverso elementi inauditi di modernità. Giuseppe Clericetti ci racconta il percorso biografico e artistico di Monteverdi, da Cremona a Mantova fino a Venezia, e contestualizza la sua attività e la sua musica nella magica stagione di inizio Seicento: i madrigali e le sperimentazioni scandalose, la nascita dell’opera e gli sviluppi veneziani, la direzione musicale a San Marco, con uno sguardo alle altre arti, letteratura, pittura, architettura. Ospite al microfono di Giovanni Conti il musicologo Giuseppe Clericetti autore del libro per la casa editrice Zecchini.
Claudio Monteverdi (1567-1643) è uno dei compositori più importanti, e più rivoluzionari della storia della musica: nessuno come lui è riuscito a eccellere in ambiti estetici così diversi.
Egli raccoglie l’eredità del Cinquecento per trasformarla nella nuova estetica concertante, è protagonista della prima stagione del melodramma, con opere che sono rimaste nel grande repertorio, è in prima linea nella trasformazione della musica sacra attraverso elementi inauditi di modernità. Giuseppe Clericetti ci racconta il percorso biografico e artistico di Monteverdi, da Cremona a Mantova fino a Venezia, e contestualizza la sua attività e la sua musica nella magica stagione di inizio Seicento: i madrigali e le sperimentazioni scandalose, la nascita dell’opera e gli sviluppi veneziani, la direzione musicale a San Marco, con uno sguardo alle altre arti, letteratura, pittura, architettura. Ospite al microfono di Giovanni Conti il musicologo Giuseppe Clericetti autore del libro per la casa editrice Zecchini.
La storiografia ci riporta la notizia che il duca Ercole I d’Este preferiva la musica di Jacob Obrecht a quella degli altri compositori. Non ci meraviglia quindi che la Missa Caput sia pervenuta a noi attraverso un manoscritto copiato alla Corte di Ferrara. Si tratta di un’opera probabilmente scritta attorno al 1440 e divenuta estremamente celebre in tutta Europa. Costruita su un cantus firmus la cui origine è rimasta sconosciuta fino al 1950 quando il musicologo Manfred Bukofzer scopri che si trattava dell’ultimo melisma dell’antifona gregoriana Venit ad Petrum cantata il Giovedì santo per commemorare il gesto di Gesù che lavò i piedi agli apostoli. Stilisticamente innovativa, prorompente ed esaltante del testo, la pagina di Obrecht rompe gli schemi delle concezioni fiamminghe e apre nuove vie che segneranno in prima battuta il contesto musicale italiano per poi influenzare in resto del continente.
Nata a Napoli sulla fine del sec. XV a Villanella è una forma di poesia musicale popolare e semi-popolare, fu propriamente la canzone napoletana fino ai primi del sec. XVII. Si ricollega per le sue origini a poesie popolari napoletane più antiche, di cui riproduce il metro. La lingua caratteristica della Villanella era il dialetto napoletano, ma se ne composero anche nella lingua letteraria e in un linguaggio ibrido misto di letterario e dialettale, quale si vede in altre composizioni del tempo. Naturalmente cantava soprattutto l’amore in tutti i suoi aspetti e nei suoi vari motivi, ed era accompagnata da melodie composte da musicisti, di cui non di rado ci sono arrivati i nomi. Per merito della musica le Villanelle ebbero una gran diffusione fuori di Napoli per tutta Italia, varcarono pure le Alpi e furono musicate anche da stranieri.
I musicisti che maggiormente si segnalarono nella produzione di questo genere furono, tra gli altri, Baldassarre Donati, Giovanni Gastoldi, Filippo Azzaiolo. Fuori d’Italia la Villanella fu coltivata e diffusa da Orlando di Lasso.
Verso la fine del sec. XVI la villanella si trasformò nella canzonetta, modellandosi sul tipo strumentale di un’aria di danza: saggi perfetti ne diedero Orazio Vecchi e Claudio Monteverdi. A tal genere si riallacciano pure i Balletti del già citato Giovanni Gastoldi, largamente imitati in tutta Europa.
Oggi la musica ci porta in piena epoca rinascimentale e ci porta in lombardia all’indomani della battaglia di Pavia che nel 1525 vide la vittoria delle armate imperiali di Carlo V e del suo alleato Francesco Sforza, evento che di fatto segnò l’inizio di un lungo periodo di dominazione spagnola che si protrarrà per quasi 200 anni. Carlo V è il vertice della casata degli Asburgo, la più potente in quel momento storico, e alla sua corte e a quella in seguito di suo figlio Filippo II, le arti e la musica occupano un posto di grande rilievo. Sono anni in cui la Capilla Real è divisa in due straordinari organici, La Capilla Real e la Capilla Flamenca ai cui vertici si alternarono musicisti di straorginario valore.
Milano dunque si fa in qualche modo spagnola ed anche la musica lascia la sua traccia importante assumendo caratteristiche specifiche oggetto di un progetto di ricerca svizzero sfociato in un disco pubblicato dalla casa discografica ARCANA e che ha visto protagonisti Evangelina Mascardi e Maurizio Croci (nella foto).
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