È un magazine di approfondimento dell’attualità politica, culturale, sociale. Interviene sulla stretta attualità di giornata, solo in casi particolari, di grande rilevanza. Dà spazio anche a tematiche di interesse pubblico o a quante vengono trascurate dai grandi media. Il taglio è storico–sociologico. I registri comprendono interviste, reportage, documentari, incontri biografici. Spazia dal locale all’internazionale, da tematiche accademiche a questioni di vita quotidiana. Presta particolare attenzione alla forma radiofonica, all’abbinamento di contenuti di sostanza con uno stile divulgativo. È il magazine di riferimento della Rete Due per réportages e documentari.
Lina Bertola è filosofa ed ha insegnato filosofia al Liceo Lugano 1 ed etica alla Scuola Universitaria Federale per la Formazione Professionale. È autrice di opere come Kill Venus. Liberare il femminile tradito negli uomini e nelle donne e Per una vita autentica. Coltivare l’intimità con noi stessi e con il mondo (entrambi pubblicati dall’editore Armando Dadò e l’ultimo appena uscito). I suoi scritti indagano temi centrali come l’etica, l’autenticità e il femminile, proponendo una visione capace di connettere la riflessione filosofica con la quotidianità.
Al microfono di Lina Simoneschi Finocchiaro, la filosofa parla del suo percorso intellettuale e del suo impegno nell’elaborare strumenti per comprendere la complessità del nostro tempo.
Come trovare le parole quando il dialogo sembra una parola vuota. E quando anche provare a pronunciare il termine “pace” sembra un esercizio inutile. In un momento particolarmente complesso e doloroso per il Medio Oriente, Laser incontra il custode di Terra Santa, Padre Francesco Patton, autore di Come un pellegrinaggio (edizioni Terra Santa) dove racconta la propria esperienza di responsabile di conventi e luoghi sacri della cristianità, da Rodi ad Aleppo.
La crisi siriana, il confronto con i musulmani moderati, la preoccupazione per le derive fondamentaliste che la regione sta subendo, le speranze dettate dall’impegno costante – soprattutto nei momenti difficili – a favore del dialogo.
Il Medio Oriente può trasformarsi in un laboratorio internazionale per formare una cultura di pace. Servono piccoli passi, pazienza, attenzione a valori come dignità e rispetto dell’altro. Dopo il 7 ottobre 2023 tutto è più difficile, ma la speranza si legge tra le righe del messaggio francescano, a ridosso del Natale e dell’Anno Santo
Mentre altre repubbliche post-sovietiche hanno fatto di tutto per cancellare la memoria di Joseph Stalin, uno degli uomini più temuti della storia, proprio il Paese che, per primo, è sceso in piazza per rivendicare l’indipendenza dall’Unione Sovietica, la Georgia, ha continuato a mantenere la posizione più ambigua al riguardo.
Questa ambivalenza è particolarmente evidente a Gori, una città anonima e senza particolari attrattive, se non fosse che ha dato i natali al dittatore sovietico. Oltre al famoso e gigantesco museo a lui interamente dedicato, in città si trovano molti riferimenti a Stalin, tra cui statue, negozi, strade e ristoranti. Ma c’è di più. Ogni sabato a Gori si riunisce la Società degli eredi nostalgici di Stalin, un’organizzazione politica che ha l’obiettivo di mantenere vivo e trasmettere il “messaggio stalinista” alle nuove generazioni.
A ridosso di elezioni che, anche grazie a brogli e manipolazioni, hanno visto affermarsi per la quarta volta consecutiva il partito filo-russo Sogno Georgiano, ho trascorso un pomeriggio con gli anziani membri di questa Società, cercando di capire come si posizionano rispetto ai fatti correnti, e cosa li spinge ad amare così ciecamente uno dei dittatori più spietati di tutti i tempi.
Il 17 e 18 settembre 2024 i cercapersone e i walkie-talkies in possesso ai combattenti di Hezbollah, sono stati fatti esplodere nella periferia meridionale di Beirut, nella valle della Bekaa e nel sud del Libano. Quanto accaduto, oltre a dare il via al conflitto tra lo stato dei cedri e Israele a seguito di una strutturata operazione di intelligence sorprendente nella sua articolazione, porta con sè altro rispetto all’efferatezza dell’attacco perpetrato che ha raggiunto sia i miliziani che la cittadinanza inerme.
Il livello di crudeltà toccato rappresenta un punto di non ritorno: la violazione dello spazio personale privato legato agli apparecchi digitali che usiamo quotidianamente, la consapevolezza che l’identità personale sia perforabile e raggiungibile da altri, l’ansia e la paura che da ciò derivano, mettono assieme le aberrazioni della datacrazia e l’imminente arrivo dell’era quantistica.
L’intreccio tra le vicende ospedaliere, la pianificazione dell’attentato in ambiti di supply chain e delivery, la costruzione dei dispositivi tramutati in armi e l’identificazione di chi e dove sia il nemico, è raccontato dal chirurgo oculista Elias Jaradeh di Beirut, dall’avvocato Stefano Mele che si occupa di diritto delle tecnologie, cybersecurity e data protection, dall’informatico forense Paolo Dal Checcho e dall’accademico Derrick de Kerckhove, erede intellettuale di Marshall McLuhan, autore del recente libro Quantum Ecology [Mit Press].
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Il centro siderurgico dell’Ilva di Taranto ha una storia complessa, affonda le sue radici nel 1960 quando nasce come Italsider, un impianto statale simbolo di progresso e benessere economico. Privatizzato nel 1995 dai Riva, è divenuto uno dei più grandi e inquinanti impianti siderurgici d’Europa, con gravi ripercussioni sulla salute pubblica e sull’ambiente. Dopo un sequestro nel 2013 per disastro ambientale, l’impianto è passato sotto amministrazione straordinaria, inizialmente gestito da ArcelorMittal e ora da Acciaierie d’Italia, mentre la proprietà resta dello Stato italiano. Oggi, il futuro dell’Ilva è sospeso tra bonifiche e strategie industriali fallimentari.
In questo contesto si inserisce lo spettacolo Ilva Football Club, una creazione della compagnia Usine Baug e del duo Fratelli Maniglio, prodotto da Campo Teatrale. Ispirato dal libro omonimo di Fulvio Colucci e Lorenzo D’Alò, lo spettacolo racconta la resilienza di una città segnata dall’impatto della fabbrica, unita alla passione per il calcio come simbolo di speranza.
In Ticino, Ilva Football Club è stato presentato per la prima volta all’interno della 24esima edizione del Festival di narrazione di Arzo Dopo, lo spettacolo sarà riproposto il 18 dicembre 2024 al Teatro Centro Sociale di Mendrisio ore 20:30, con repliche riservate agli studenti dei licei di Mendrisio e Lugano 1, un’occasione per sensibilizzare i giovani su una storia che intreccia sport, lavoro, salute e questioni ambientali.
Con gli attori della compagnia Usine Baug: Ermanno Pingitore, Stefano Rocco e Claudia Russo; i Fratelli Maniglio, Fabio e Luca; e Alessandro Marescotti, docente, ambientalista e trai i fondatori di PeaceLink.
Prima emissione: 14 dicembre 2024
L’Istituto Von Mentlen di Bellinzona è stato teatro (soprattutto negli anni tra il 1932 e il 1962, ma non solo come dimostra la storia contenuta in questo Laser) di internamenti coatti di bambini e bambine che per vari motivi non potevano vivere con le loro famiglie. A gestire il Von Mentlen erano le suore della Congregazione della Santa croce di Menzingen.
Uno studio – pubblicato dall’Università di Ginevra, firmato da Marco Nardone, e presentato all’inizio di ottobre 2024 a Bellinzona - racconta di questa realtà. È stato intitolato Bisogna portare alla luce queste sofferenze, e ha incontrato la collaborazione dello stesso istituto. Contiene dodici interviste biografiche di chi è passato di lì, e sono ricordi e racconti che parlano di sofferenze e di violenze.
La voce che guida questo audio-documentario è di una donna, all’epoca bambina, entrata in Istituto nel 1962. Ha chiesto di rimanere anonima. L’ha incontrata Francesca Torrani.
In questo Laser racconteremo la vicenda di una cittadina straordinaria, Betlemme. Qui duemila anni fa accadde un evento che avrebbe sconvolto le sorti del mondo. Il borgo a una decina di chilometri da Gerusalemme si ritrovò al centro dell’interesse dell’intera cristianità, ma anche altre religioni e altri popoli passarono di qui. Per gli ebrei Betlemme è la città di Davide e nei pressi è venerata la tomba di Rachele, mentre i musulmani riconoscono nel figlio di Maria che qui ebbe i natali la potenza divina.
Come nacquero le tradizioni di pellegrinaggio che non sono mai venute meno nei millenni? Come cambiò sovente padrone questa città, passando da bizantini, a musulmani, a crociati, a ebrei? Qual è la Betlemme del nostro immaginario, legata al presepe e alla festa di Natale, e qual è quella reale, dove si stanno vivendo proprio in questi mesi momenti altamente drammatici?
Intervengono Antonio Musarra, uno storico del Medioevo dell’Università La Sapienza di Roma, esperto di storia delle Crociate e di oriente mediterraneo, che ha appena pubblicato dal Mulino I Magi e la Stella. Viaggio a Betlemme. L’italianista Vincenzo Guerci ripercorrerà il mito letterario di Betlemme, mentre il filosofo Ivo Lizzola, che insegna Pedagogia del conflitto, ci aiuterà a capire il senso di Betlemme nel mondo dominato dalla violenza.
Il restauro “dal vivo” della Dama del Pollaiolo, celebre ritratto del Quattrocento, sta riscuotendo un grande successo di pubblico che per la prima volta può seguire in diretta l’intervento conservativo su questo dipinto simbolo del Museo Poldi Pezzoli di Milano e grazie a visite serali guidate può dialogare con i restauratori scoprendo i retroscena di un’operazione preceduta da una campagna di indagini diagnostiche eseguite con tecnologie all’avanguardia. Alla puntata di Laser ci raccontano di questo cantiere che ha già condotto ad alcune scoperte: Alessandra Quarto, direttrice del Museo Poldi Pezzoli, la restauratrice Carlotta Beccaria e Isabella Castiglioni, professoressa di fisica per le scienze della vita, l’ambiente e i beni culturali all’Università Bicocca di Milano.
A Milano, in Piazza Fontana, il 12 dicembre del 1969 una bomba è esplosa all’interno della sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, facendo diciassette vittime e ottantotto feriti. Sono passati 55 anni, di cui trentasei di indagini, con sette processi e nessuna condanna definitiva per strage: i responsabili, che facevano parte del gruppo eversivo di estrema destra “Ordine Nuovo” attivo in quegli anni in Italia, sono stati individuati ma non condannati, tra depistaggi, silenzi e complicità.
All’indomani della strage a essere imboccata è la pista anarchica, viene fermato il ferroviere Giuseppe, detto Pino, Pinelli che il 15 dicembre del 1969 precipita, in circostanze mai chiarite dalla magistratura, dalla finestra del quarto piano della Questura di Milano. Un’altra vittima innocente di Piazza Fontana.
Quel 12 dicembre del 1969, le vittime e le famiglie, il difficile cammino verso una verità visibile ma irraggiungibile in via giudiziaria, con le testimonianze del giornalista Corrado Stajano, uno dei primi ad entrare nella Banca Nazionale dell’Agricoltura dopo lo scoppio della bomba, Fortunato Zinni, ex impiegato della banca miracolosamente sopravvissuto, Paolo Silva, che nella strage ha perso suo padre Carlo Silva, Claudia Pinelli, figlia di Pino Pinelli, e Guido Salvini, magistrato ora in pensione, che negli anni Novanta ha riaperto le indagini cercando fino in fondo la giustizia sulla strage di Piazza Fontana.
“Esseri paralimpici dà l’opportunità di credere in se stessi, dà a una persona con disabilità l’opportunità di vincere nella vita” dice il presidente del Comitato paralimpico ucraino, Valeriy Sushkevych. Alle ultime Olimpiadi paralimpiche l’Ucraina si è classificata settima, un risultato ancora più ancora più impressionante se si considerano le morti e le distruzioni avvenute dopo l’invasione della Russia nel febbraio 2022. Oltre 500 tra atleti, allenatori e preparatori sono stati uccisi dall’inizio del conflitto e circa 520 strutture sportive sono state danneggiate o distrutte. Se fino a qualche decennio fa la disabilità portava all’isolamento sociale, oggi, con un sempre più crescente numero di persone diversamente abili a causa della guerra, lo sport diventa un mezzo per sopravvivere alla violenza e ridare speranza a nuove generazioni ferite dalla guerra.
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“Laser” ripropone oggi, in occasione della consegna dei premi Nobel a Stoccolma e Oslo, l’emissione trasmessa in occasione dell’assegnazione del Nobel per la letteratura alla scrittrice sudcoreana Han Kang
«Tutto quello che scrive Han Kang si sprigiona dai corpi, ma in una maniera che non somiglia all’ossessione identitaria e classificatoria che tiene in scacco la cultura occidentale». Con queste parole la scrittrice Elena Stancanelli chiosa su “La Repubblica” l’attribuzione del premio Nobel per la letteratura ad Han Kang, prima scrittrice a portare l’ambito riconoscimento in Corea del Sud.
L’approfondimento di Rete Due affronterà dunque la scrittura della neolaureata con lo sguardo di Elena Stancanelli, tratteggerà poi le sfide di traduzione che sono state affrontate ospitando Lia Iovenitti, traduttrice dal coreano che ha firmato la versione in italiano di L’ora di greco e poi, assieme a Domitilla Pirro, sonderà il ruolo della figura femminile nella letteratura della Han.
Ospiti in diretta:
Lia Iovenitti, traduttrice dal coreano, per Adelphi ha tradotto L’ora di greco.
Elena Stancanelli, scrittrice e sceneggiatrice collabora con il quotidiano “La Repubblica”.
Domitilla Pirro, giornalista e direttrice di Fronte del Borgo di Torino, Fronte del Borgo è la sede della Biblioteca della Scuola Holden.
Prima emissione 14 ottobre 2024
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