È un magazine di approfondimento dell’attualità politica, culturale, sociale. Interviene sulla stretta attualità di giornata, solo in casi particolari, di grande rilevanza. Dà spazio anche a tematiche di interesse pubblico o a quante vengono trascurate dai grandi media. Il taglio è storico–sociologico. I registri comprendono interviste, reportage, documentari, incontri biografici. Spazia dal locale all’internazionale, da tematiche accademiche a questioni di vita quotidiana. Presta particolare attenzione alla forma radiofonica, all’abbinamento di contenuti di sostanza con uno stile divulgativo. È il magazine di riferimento della Rete Due per réportages e documentari.
“Dinanzi alla statua di Apollo” è il titolo di un componimento del 1898 in cui Saul Tchernikovsky, ebreo, medico, poeta, tenta un confronto positivo tra il suo ebraismo moderno e la grande eredità del mondo antico greco-romano, alle radici dell’identità culturale europea. A questo titolo si è ispirato il convegno internazionale “Before the Statue of Apollo: Jews and the Classics in the Longue Durée”, tenutosi all’Università di Berna il 14-15 gennaio scorso, organizzato dall’Istituto di Giudaistica. Il convegno intendeva esaminare come la cultura ebraica nella storia abbia mantenuto un rapporto sfaccettato con il mondo greco-romano, segnato da scambi fruttuosi e duri conflitti, una dialettica che si riflette nella modernità e nell’attualità. Grazie all’approccio interdisciplinare, che univa archeologia, filologia, antropologia, filosofia, storia dell’arte e delle letterature comparate, si è delineata un’immagine dell’ebraismo assai meno monolitica di quanto in generale non si creda. In particolare abbiamo conversato con due degli organizzatori del convegno: il prof. René Bloch, direttore dell’istituto di Giudaistica di Berna, ci ha rivelato come già nel mondo antico esistessero forme di ebraismo cosmopolite e molto variegate, che oggi definiremmo laiche o secolari; Giacomo Loi, ricercatore della John’s Hopkins University e dell’Università di Haifa, ha individuato, nella visione di Tchernikovsky, un ebraismo riformato e un’idea di sionismo laico ed europeista paradossalmente difficili da comprendere proprio nell’odierno Stato ebraico, che vive una stagione di rinnovato integralismo religioso – un integralismo che porta con sé una rilettura molto rigida della memoria storica.
Animale simbolo delle Alpi, emblema di forza e di agilità, lo stambecco è stato protagonista di una storia fra le più singolari. Per raccontarvela Laser sale oggi in alta montagna sulle tracce di questi animali, che, vecchi di 14 milioni di anni, due secoli fa hanno rischiato di estinguersi. Erano sopravvissuti una cinquantina di esemplari solo fra le vette del Gran Paradiso in Valle d’Aosta. Grazie all’opera pionieristica di un ispettore forestale della valle di Gressoney e all’istituzione della Riserva Reale di caccia dei Savoia, lo stambecco venne salvato e dalle montagne di Cogne ha potuto essere reintrodotto in tutto l’arco alpino. Anche gli ungulati oggi presenti nel Parc Naziunal svizzero vengono da quella colonia salvata quasi per miracolo.
Laser vi porterà in pieno inverno fra le nevi del Gran Paradiso per scoprire insieme a un guardaparco che esercita questo mestiere da tre generazioni la storia e le caratteristiche del re delle Alpi. Poi scenderemo nel castello di Sarre, la base avanzata dei re italiani che cacciarono questi animali, salvandoli dall’estinzione. Sarà il più celebre storico valdostano dello stambecco, il professore Pietro Passerin d’Entreves, a guidarci nella scoperta del bizzarro sistema decorativo utilizzato a Sarre: centinaia di corni di stambecco e camoscio provenienti dalle cacce reali composti in motivi geometrici.
La prima puntata andata in onda il 29 maggio 2024 si chiudeva con le parole di Adelina…
“avevo 32 anni quando io sola decisi di diventare madre di 43 orfani di guerra…”
Questa seconda puntata ci racconterà in prima persona con la voce di Emma Tarducci altri particolari inediti di Adelina dalla sua permanenza in Svizzera alla creazione ad Intra (1946) di una casa per comporre una grande famiglia con bambine e bambini orfani di guerra.
A completare la storia questa volta avremo due di quei bambini, i fratelli Silvio e Giuseppe Riccardi che all’epoca nel 1946 avevano rispettivamente 11 e 6 anni, a completare il racconto dedicato ad Adelina Guadagnucci avremo la presenza di colei che ha reso pubblica questa donna straordinaria , la scrittrice e giornalista Angela Maria Fruzzetti.
Con Angela Maria Fruzzetti , Silvio e Giuseppe Riccardi e con Emma Tarducci.
undefined®
Lo svizzero Alfred Rittmann (Basilea, 1893 – Piazza Armerina, 1980) è considerato il padre della vulcanologia moderna. Gran parte di ciò che è diventata la vulcanologia lo dobbiamo al suo lavoro e alle sue intuizioni, oltre a essere stato fonte d’ispirazione per tanti di coloro che oggi fanno ricerca sui vulcani. Arrivato in Italia a cavallo delle due guerre, ovunque sia andato ha lasciato un segno, prima a Napoli a studiare il Vesuvio e i Campi Flegrei – fu lui a capire che si trattava della caldera di un vulcano – e poi a Catania, sull’Etna, il vulcano attivo più grande d’Europa, dove fu motore di un profondo cambiamento, grazie a lui furono gettate le basi dell’attuale sistema di monitoraggio e dell’Osservatorio Etneo.
Fabio Meliciani racconta la storia di questo straordinario uomo di scienza a partire da chi l’ha incontrato e da chi ne ha seguito le orme; un racconto appassionato che mostra come sia cambiato nell’ultimo secolo il rapporto fra l’uomo e questi “draghi sepolti”, con le parole di chi vive oggi alle pendici di un vulcano, e da anni lo racconta, lo osserva e lo studia: il giornalista Giuseppe Riggio, lo storico della scienza Daniele Musumeci, il direttore dell’Osservatorio Vesuviano Mauro Antonio Di Vito e Stefano Branca, direttore dell’Osservatorio Etneo.
Prima emissione: 28 ottobre 2024
®
Nel novembre 2024 il Castelgrande di Bellinzona ha ospitato il convegno Orizzonti numerici, dedicato all’utilizzo delle misurazioni statistiche nelle politiche culturali. Il tentativo di raccontare la cultura con i numeri è recente ma ha già mostrato le sue potenzialità, per esempio nell’orientare il finanziamento delle diverse proposte e poi nel valutare l’efficacia dei progetti.
Questi sono i compiti dell’Ufficio dell’analisi e del patrimonio culturale digitale del nostro cantone, qui rappresentato dal suo direttore Roland Hochstrasser.
Barbara Antonioli Mantegazzini spiega invece come i numeri non offrono solo una fotografia della realtà, ma possono aprire nuove prospettive. Le statistiche sostengono e in qualche misura indirizzano anche le scelte dei politici, secondo
Alessandra Ferrighi. Di particolare interesse il caso della produzione libraria, analizzato da Alessandro Caramis. Da qualche tempo però lo stesso oggetto dell’indagine sembra diventato sfuggente, come sottolinea Luca Dal Pozzolo, mettendo a dura prova gli strumenti statistici. E naturalmente la transizione digitale ha ulteriormente arricchito e complicato il quadro, anche se proprio la natura sfuggente della cultura è forse la garanzia della sua ricchezza, conclude Lorenzo Cantoni.
Prima emissione: 9 dicembre 2024
La carbonara ha avuto un successo planetario. La ricetta è spesso oggetto di polemiche e discussioni. C’è chi la vuole con il guanciale, chi con la pancetta, chi ancora con il prosciutto o addirittura con il pollo. Per non parlare delle persone che litigano sul formaggio: pecorino, parmigiano o gruyère? In Asia, poi, alla salsa alla carbonara si aggiungono funghi, legumi e verdure.
Laser ci porta al ristorante Amore’s di Beeston, alle porte di Nottingham, in Inghilterra. Un cuoco lucano, Salvatore, e il proprietario del locale, Saied, raccontano del loro rapporto con la carbonara e parlano dei gusti della clientela inglese.
Inoltre, abbiamo avuto come ospiti il londinese Giuliano Mai, responsabile commerciale di numerose aziende britanniche e italiane, che operano nel settore alimentare in tutto il mondo, e lo storico dell’alimentazione bolognese Luca Cesàri, autore del saggio Storia della pasta in dieci piatti e collaboratore di diverse testate giornalistiche.
La voce di Oliviero Toscani conservata nelle Teche RSI ci aiuta a percorrere la carriera professionale unica e irripetibile di questo protagonista della cultura e della comunicazione degli ultimi sessant’anni.
Dalla fotografia al cinema, dalla pubblicità alla moda, Toscani ha lasciato un segno indelebile, controverso ma efficace di denuncia, utilizzando l’immagine e rappresentando la realtà. I suoi scatti non sono mai stati banali. Semplici forse ma in grado di fare pensare: una nascita, un uomo nudo, una donna nera intenta ad allattare un neonato bianco, sono alcuni esempi di una lista lunghissima di immagini iconiche.
Laser non dimentica il lungo rapporto di Toscani con la Svizzera. Dai quattro anni passati a Zurigo alla Scuola di Arte grafica, che per sua stessa ammissione ha fatto la differenza in un mondo – quello della fotografia – dove altrimenti si imparava il mestiere solo praticandolo, fino alle esposizioni a Chiasso, alla partecipazione ai festival cinematografici a Locarno e Bellinzona, alle innumerevoli presenze sui canali radio e TV della RSI.
In fondo la vecchiaia non è altro che il castigo di essere ancora viviundefinedA 95 anni la cinese Zheng Xiaoying è la direttrice d’orchestra attiva e più longeva del pianeta: a lei si deve la diffusione dell’Opera occidentale e del melodramma in Cina. Dopo avere iniziato la sua carriera con la direzione della Tosca al Teatro Nazionale di Mosca a soli 31 anni, Zheng Xiaoying ha introdotto la sua campagna di “canto dell’opera occidentale in cinese”, avviando un progetto di traduzione di opere italiane per la messa in scena cinese. La sua missione è quella di trasmettere al pubblico cinese la bellezza dell’Opera occidentale nella sua completezza, donando i giusti strumenti di comprensione affinché l’Opera non resti soltanto un esercizio di stile musicale ma diventi un vero e proprio ponte culturale fra i popoli.
Praticamente ogni sera, durante il mio soggiorno a Mosca, ero in un Teatro d’opera o in una sala da concerto e credo sia stato quello il modo in cui ho imparatoundefinedL’organizzazione no-profit Riwaq è nata dall’intuizione dell’architetta e scrittrice siriano-palestinese, Suad Amiry, con l’obiettivo di documentare e far rivivere, restaurando, i villaggi e gli edifici storici sopravvissuti alla Nakba (espulsione e distruzione del popolo e patrimonio palestinese nel 1948). Fin da subito, nel 1991, l’idea fu quella di creare un’alternativa culturale e urbanistica alla frammentazione geografica imposta da Israele, concentrandosi principalmente sui villaggi con una forte rete comunitaria e promuovendo, così, il recupero del patrimonio architettonico come strumento di sviluppo socio-economico.
Amiry ha successivamente ceduto la direzione di Riwaq a Shatha Safi, che ha continuato il lavoro introducendo il “progetto dei 50 villaggi” e il “progetto salvagente”, volti a rafforzare i legami tra comunità sempre più frammentate. Due esempi emblematici per capire il lavoro di Riwaq sono i villaggi di al-Jib e Kufr Aqab, ben rappresentati, rispettivamente, dall’attivista locale Linda Farraj, che lavora per mantenere vivo lo spirito di uno degli insediamenti più antichi e, parimenti, minacciati della Palestina, e di Fidaa ’Ataya, cantastorie impegnata a raccogliere la memoria orale del suo popolo.
Il tema centrale è la resilienza palestinese, con il patrimonio culturale come mezzo di resistenza e speranza, nonostante l’occupazione e le sfide interne.
®
La recente apertura della nuova sede di Palazzo Citterio ha ampliato gli orizzonti della Pinacoteca di Brera nella direzione di una Grande Brera; i nuovi spazi espositivi accolgono le collezioni di arte contemporanea e mostre temporanee. E tuttavia tutte queste novità sono solo l’ultima tappa di un lungo percorso iniziato nel Medioevo, quando Brera era uno spazio vuoto ai margini della città. La vocazione di Brera per le arti e le scienze prende forma con l’arrivo dei Gesuiti nella seconda metà del Cinquecento; la loro missione è la formazione delle classi dirigenti milanesi, come racconta Flavio Rurale. Dopo la soppressione dell’ordine nel 1773, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria fonda qui l’Accademia di Belle Arti e la Biblioteca braidense. Infine con l’arrivo dei Francesi di Napoleone Milano assume un’importanza nuova come capitale del Regno d’Italia; e l’apertura della Pinacoteca di Brera sul modello del Louvre, nelle parole di Antonio De Francesco, rafforza proprio l’identità cittadina.
L’identità di Brera prende forma così, secolo dopo secolo, strato dopo strato, integrando il passato senza rigide contrapposizioni, riflette lo storico dell’arte Marco Carminati passeggiando per le vie di un quartiere ormai centrale e prestigioso; mentre l’architetto Luca Molinari ha cercato di dare ordine e senso a questo lungo cammino curando la mostra «La Grande Brera. Una comunità di arti e scienze».
Prima emissione: 27 dicembre 2024
undefined®
A un anno e mezzo dalla nomina come inviato di pace in Ucraina per conto di papa Francesco, il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e capo dell’episcopato italiano, racconta alla RSI la sua strada per la pace, “che nasce anzitutto dall’interrompere il meccanismo del rialzo degli strumenti bellici”. Dalla sua abitazione in centro a Bologna, Zuppi parla del conflitto in Ucraina, che “è iniziato nel 2014 e non si è mai arrestato”, della necessità di trovare “una pace duratura” con un negoziato nel quale tutte le parti “sono convinte per la pace”. E ancora il ruolo dell’Europa e l’allarme perché “il seme del nazismo e del fascismo, nonostante la lezione terribile della guerra, purtroppo ha ancora dei seguaci”.
Prima emissione: 31 dicembre 2024
undefinedundefinedYour feedback is valuable to us. Should you encounter any bugs, glitches, lack of functionality or other problems, please email us on [email protected] or join Moon.FM Telegram Group where you can talk directly to the dev team who are happy to answer any queries.