Edizione natalizia in compagnia del Pastore delle chiese riformate della Valposchiavo Paolo Tognina.
Dopo l’ottenimento del diploma di docente di scuola elementare, Tognina ha proseguito gli studi presso la Facoltà valdese, a Roma, e il Columbia Theological Seminary, ad Atlanta. Consacrato al Ministero pastorale nel 1992, è stato pastore della chiesa riformata di Locarno. Ha tradotto opere dei riformatori Lutero, Calvino e Zwingli. Dal 2001, e per i successivi vent’anni, è stato coordinatore dei programmi evangelici presso la RSI, redattore del programma radiofonico ecumenico “Chiese in diretta” e del programma televisivo “Segni dei Tempi”, inoltre, è stato formatore per i docenti della scuola pubblica nei Grigioni nell’ambito dei corsi dedicati all’etica.
Nell’ambito dei festeggiamenti per i 500 anni del Libero Stato delle Tre Leghe, Paolo Tognina ha curato il progetto “Glaube – Fede – Cretta” per conto della Chiesa evangelica riformata e della Chiesa Cattolico Romana. Con lui facciamo il punto della situazione per capire in cosa credono oggi le grigionesi e i grigionesi.
Quest’anno si celebra una data importante per la storia del Canton Grigioni e ne abbiamo parlato ampiamente in questo spazio di approfondimento, ovvero i 500 anni dalla stipula del patto che fece delle Tre Leghe uno Stato unitario vero e proprio e non più un’unione sporadica di leghe dettata di volta in volta da circostanze politiche e belliche. C’è un aspetto importante che non abbiamo ancora approfondito e che riguarda la storia delle Tre Leghe in quel periodo. Un fatto storico che si intreccia saldamente nel patto del 1524, ovvero la conquista da parte delle Tre Leghe appena pochi anni prima (1512) dei territori a sud dello spartiacque retico: la Valtellina, i due contadini di Bormio e di Chiavenna insieme alle tre Pievi sull’alto lago di Como. Territori che appartenevano al Ducato di Milano.
Cosa rappresentò questa conquista per i Grigioni? Il dominio grigionese fu sempre illuminato? Perché oggi questi territori non fanno parte del Cantone dei Grigioni? A questi ed altri interrogativi rispondono due storici, Saveria Masa e Guido Scaramellini.
Con l’arrivo del Natale, gli spazi commerciali si riempiono di addobbi e decorazioni, creando un’atmosfera festiva e accogliente. Tra i casi più singolari si distingue il negozio pop-up “Via da Mez fatto a mano” a Poschiavo. Questo negozio temporaneo, già attivo da tempo, apre solo in determinate occasioni ed è gestito da Adriana Zanoli, artigiana di arredamento d’interni da otto anni, e Cristina Zanolari, orafa da sedici anni, entrambe originarie della Valposchiavo.
Accanto a iniziative come questa, i mercatini di Natale continuano a diffondersi ovunque. In molti comuni l’organizzazione è affidata a enti o associazioni, e spesso le bancarelle sono allestite in modo da creare un ambiente visivamente armonioso e ordinato. In seguito alla pandemia si è posta particolare attenzione alla sicurezza, con misure di prevenzione rafforzate; a Sondrio, ad esempio, l’accesso al mercato all’aperto è monitorato per garantire la protezione dei visitatori, una precauzione introdotta dopo un incidente nel 2017 in cui un uomo ferì alcune persone gettandosi con l’auto sulle bancarelle. Vedremo cosa si farà in Bregaglia.
Il Natale rappresenta anche un’opportunità per le associazioni e i gruppi senza scopo di lucro per raccogliere fondi e sostenere le proprie attività, come nel caso dell’associazione “Ama-glia” di Roveredo.
Anche al di là del confine italiano ci si prepara alle festività. A Sondrio, il mercatino di Natale nelle vie del centro è ormai una tradizione decennale. In un incontro con Francesca Canovi, vicesindaco e assessore alle attività produttive ed eventi, è stato fatto il punto sulle principali attrazioni e iniziative in vista delle celebrazioni natalizie.
In questa edizione parliamo delle vicende dei fratelli varesini Gabriele e Benedetto Tatti: orefici, appaltatori delle Zecche di Roveredo e Montanaro, falsificatori nella prima metà del Cinquecento.
Fiorente al tempo Di Gian Giacomo Trivulzio, nel giro di pochi anni la Zecca di Roveredo precipita all’infimo livello delle fabbriche monetarie possedute dai piccoli signori locali dell’Italia settentrionale, sempre desiderosi di creare nicchie di potere nei torbidi legati al dramma delle Guerre d’Italia.
Costoro emettevano, spesso impunemente, notevoli quantità di «monete cattive» (alleggerite, di dimensioni inferiori alla norma) e imitavano i coni delle grandi signorie e degli Stati confinanti. La contraffazione delle monete più utilizzate e importanti consentiva, tanto ai falsari quanto ai proprietari, dei diritti di Zecca, notevoli guadagni speculativi.
Nostro ospite è Riccardo Genovesi, docente di storia, laureato all’Università degli Studi di Milano, è un esperto di storia degli antichi Stati italiani e del periodo visconteo sforzesco.
In questa edizione parliamo di turismo. Facciamo un bilancio della stagione estiva con uno sguardo alla stagione invernale in compagnia del direttore dell’ente turistico del Moesano Christian Vigne. San Bernardino sta vivendo un momento di rilancio straordinario, in primo luogo grazie al progetto di Stefano Artioli e del Gruppo Artisa ma, con l’introduzione di una tassa sul turismo, si vuole promuovere tutta la regione che ovviamente comprende anche il Parco Val Calanca.
A sud del Bernina l’imminente stagione invernale è la prima che il neodirettore di Valposchiavo Turismo Thomas Fries si trova ad affrontare nel ruolo che gli è stato affidato ormai 4 mesi fa. Fries ha già avuto modo di annunciare - a Poschiavo e al Consiglio comunale a Brusio - gli obiettivi per il futuro: preservare l’autenticità della Valposchiavo, resistere al turismo di massa e promuovere un turismo lento e sostenibile.
Anche per la Bregaglia parliamo di turismo sostenibile. Lo facciamo dando voce ad una delle strutture più significative a livello nazionale: la Salecina. Situata a Maloja, a 1’800 metri di quota, in uno scenario mozzafiato, è dotata di 56 posti letto, ma non è la capienza la sua caratteristica principale. Piuttosto il fatto che è un centro autogestito che declina la sostenibilità in ogni modo possibile e questo da molto tempo prima che l’attenzione per l’ambiente diventasse un must.
Tra i progetti Interreg presentati dall’Amministrazione provinciale di Sondrio ce n’è uno di particolare interesse per Valposchiavo e Bregaglia. Si intitola “Regio Retica” e ha come obiettivo il “miglioramento dell’efficienza dell’amministrazione pubblica attraverso la cooperazione con l’intento di eliminare gli ostacoli di tipo giuridico e di altro tipo nelle regioni frontaliere”.
Questo progetto, che vede la Provincia di Sondrio (capofila italiano) in partenariato con la Regione Maloja (capofila svizzero) e la Regione Bernina, ha come obiettivo quello di creare una “Regione Retica”, ovvero un organismo istituzionale permanente in grado di sviluppare una cooperazione solida tra le due realtà territoriali.
In sintesi, uno strumento di governance transfrontaliera in grado di proporre strategie condivise per migliorare la qualità della vita dei cittadini e delle imprese su entrambi i lati del confine, incentivando lo scambio di informazioni, esperienze e buone pratiche tra i territori coinvolti.
Diversi i temi di cui questa “cabina di regia“ si dovrà occupare: dalla mobilità alpina al frontalierato, dalla formazione alla semplificazione procedurale e giuridica delle attività sui due versanti. Partner esterni del progetto, ovvero osservatori interessati che daranno il loro sostegno, sono il Cantone dei Grigioni e Regione Lombardia. Il progetto Regio Retica ha un budget complessivo pari a 790’000 euro.
Olio extravergine, biologico, di montagna, 100% Valposchiavo. Un sogno si avvera a sud del Bernina dove il cambiamento climatico consente di far convivere le palme e gli ulivi con le selve castanili.
A Brusio, a 800 metri di quota sono stati recuperati diversi terrazzamenti con i loro muri a secco e sono stati piantumati ulivi di tre tipologie che ogni anno si caricano sempre più di frutti. Oggi sono 300 le piante, ma in un futuro prossimo potrebbero diventare almeno 1000. Da quest’anno, poi, a Campascio, la piccola frazione di Brusio, è arrivato anche un modernissimo frantoio a completare una filiera di nicchia sì, ma molto promettente. Il merito va a Tiziano Iseppi e a Nicolò Paganini, i due produttori che hanno creduto in questo progetto nel quale hanno investito i profitti dei premi che hanno conquistato grazie al lavoro svolto in agricoltura.
Quest’anno sono stati ottenuti circa 120 litri di olio evo - lo hanno chiamato “Prodigio di Sant’Agata - che proprio per le esigue quantità è in pratica già tutto prenotato. L’obbiettivo è di decuplicare la produzione e di creare una filiera redditizia sotto tutti i punti di vista, compreso quello del paesaggio. Si sta inoltre lavorando ad un accordo transfrontaliero per consentire ai valtellinesi proprietari di uliveti di esportare il loro raccolto e di riportare a casa latte di olio. A detta di esperti, l’olio prodotto a Brusio è di ottima qualità.
In questa edizione vi parliamo di due realtà museali: quella Mesolcinese e quella Valposchiavina. A sud del San Bernardino, il Museo Moesano di San Vittore ha celebrato quest’anno il suo 75° anniversario, festeggiato domenica 27 ottobre con una cerimonia che ha attirato un buon numero di visitatori. Un traguardo prestigioso che, tuttavia, non rappresenta un punto di arrivo, bensì un nuovo slancio verso il futuro. Il 2025 sarà infatti l’anno in cui si lavorerà alla stesura della Carta istituzionale e all’espansione della rete di satelliti, per rafforzare l’identità del museo come istituzione diffusa sul territorio. Ne parliamo con i due co-presidenti della commissione direttiva: Maruska Federici-Schenardi e Marco Somaini.
Anche a sud del Bernina sono in corso numerose novità, alcune delle quali ancora in fase embrionale. Alcune idee devono ancora prendere forma come progetti concreti, mentre altre sono già state pianificate, come la creazione di un portale comune per tutti i musei della Valposchiavo, ospitato sulla pagina di Valposchiavo Turismo. Ne parliamo con Moreno Raselli, presidente della Fondazione Musei Val Poschiavo e direttore di Casa Console.
I rapporti internazionali nel XV secolo erano ad appannaggio esclusivo dei nobili regnanti? Oppure i rapporti tra territori erano permeabili anche a rappresentanti delle comunità? Risponde il professor Massimo Della Misericordia, nato a Milano il 16 giugno 1972.
Negli anni 1996-1997 si è laureato con il massimo dei voti in Storia medievale presso l’Università degli Studi di Milano, sostenendo la tesi su Il patrimonio e i vassalli della chiesa vescovile di Como in Valtellina e Valchiavenna (1339-1445). Negli anni accademici dal 1999-2000 al 2002-2003 è stato impegnato per un dottorato di ricerca in Storia medievale presso l’Università degli Studi di Torino.
Nel 2004 ha discusso la sua tesi di dottorato, Divenire comunità. Comuni rurali, poteri signorili, identità sociali in Valtellina e nella montagna lombarda nel tardo medioevo, con la tutela dei professori Chittolini e Bordone. Si tratta di un importante e ampio studio pubblicato nel 2006 dalle Edizioni UNICOPLI, essenziale per capire la formazione e lo sviluppo delle comunità locali alpine in Valtellina e Lombardia nel Basso Medioevo e di riflesso anche nelle nostre valli grigioni italiane.
Nell’insegnamento universitario ha conseguito l’Abilitazione scientifica nazionale come professore ordinario in Storia medievale nel 2020 e in precedenza nel 2012 come professore associato. Attualmente è titolare della cattedra di Storia medievale presso l’Università degli Studi di Milano. I suoi interessi principali di ricerca sono la storia istituzionale, sociale e culturale del Basso Medioevo, con riferimento particolare alle comunità rurali e montane e alle aristocrazie territoriali. Il suo campo geografico privilegiato d’indagine è la Lombardia settentrionale e le Alpi centrali.
A Brusio, in Valposchiavo, oggi si coltivano mele, noci, castagne, piccoli frutti e persino olive, ma un tempo le famiglie del luogo erano tutte impegnate a coltivare tabacco.
Per oltre 150 anni, questa pianta importata dall’America Centrale, ha garantito non solo l’economia del paese, ma ha mantenuto viva una filiera che si è evoluta e ancora oggi vede attive diverse aziende nel settore agroalimentare. Per preservare la memoria e raccontare due secoli di storia, è nata nel 2022 l’Associazione Museo del Tabacco di Brusio, che ha come obiettivo quello di realizzare un nuovo spazio espositivo nella ex Fabbrica di tabacchi Misani, l’ultima importante testimonianza della coltivazione e della lavorazione del tabacco in Valposchiavo. Lo stabile fu costruito attorno alla metà dell’Ottocento e rappresenta uno dei pochi esempi di industria manifatturiera dell’epoca, ancora conservato al suo stato originale nei Grigioni.
Per capire quanto fu importante la coltivazione del tabacco a sud del Bernina, basti dire che nella fase di maggiore espansione, intorno al 1860, in valle venivano prodotti in un anno fino a 800 quintali di tabacco su circa 60 ettari di terreno ed esistevano almeno tre aziende manifatturiere che davano lavoro a oltre un centinaio di persone.
Per realizzare il museo, l’associazione ha già raccolto mezzo milione di franchi: ha acquistato lo stabile e lo sta restaurando. Anche i macchinari ancora presenti verranno revisionati e rimessi in funzione a scopo didattico.
Il progetto contribuisce a riqualificare il centro del villaggio e amplia l’offerta museale della valle per la popolazione locale e i turisti.
Questa edizione è dedicata al mondo agricolo, in particolare alla campicoltura, riservando uno spazio ai danni provocati in Mesolcina dall’alluvione di questa estate.
In Valposchiavo è da alcuni anni che grano, orzo, segale e saraceno sono tornati nei campi. Il settore è davvero di nicchia in quanto parliamo di un giro d’affari che non arriva nemmeno ai 200mila franchi l’anno, ma il valore è davvero notevole soprattutto sotto il profilo ambientale, culturale e paesaggistico.
Restando a sud del Bernina ci occupiamo di una vicenda che nelle ultime settimane sta tenendo banco: quella degli spaghetti di grano tenero coltivato dall’associazione campicoltori locale.
In Bregaglia, esiste una filiera del grano che ha nella presenza di uno storico molino il fiore all’occhiello della campicoltura. Un settore davvero minoritario ma dalle interessanti potenzialità. Per ora c’è un solo contadino a Stampa che si è dedicato a questa coltivazione.
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