Se stai cercando un rapporto personale ed intimo con Gesù, se vorresti seguirlo ma non sai da dove cominciare, forse possiamo aiutarti ad applicare alla tua vita quello che la Bibbia ci insegna! Visita il nostro sito!!! Potrai trovare e scaricare tutti i messaggi oltre i 20 visualizzati nel podcast e potrai leggere i testi delle predicazioni. Il podcast viene aggiornato ogni domenica. Contattaci per maggiori informazioni: [email protected] - tel. +39 3479740488 - Chiesa Cristiana Evangelica della Vera Vite - Via Delio Ricci - Montefiascone (VITERBO - LAZIO)
E così siamo giunti all'ultimo messaggio.
Solo che stavolta non è l'ultimo messaggio di una serie di predicazioni. Ma è davvero l'ultimo messaggio il messaggio terminale, finale di questa nostra chiesa.
Pur non essendo non essendone più pastore da circa dieci mesi, pur non essendo chi la conduce, permettetemi comunque come pastore emerito di questa chiesa e come uno dei fondatori della Chiesa della Vera Vite di dire alcune parole a conclusione di una storia che è proseguita in interrottamente per 26 lunghi anni.
Era il gennaio del 1997 (siamo nell'altro millennio) quando iniziammo a fare studi biblici nelle case in quattro persone tra Montefiascone e Tuscania, per poi iniziare con i culti in casa, nelle case delle delle persone che allora frequentavano; e poi la prima sala a via della Croce qua a Montefiascone, e poi questa sala da dove vi parlo ora e che, come sentite, in questo momento è vuota.
Ma attenzione: non vi inganni ciò che vedete con gli occhi o che sentite con le vostre orecchie, ma dovete imaginare dietro le mie spalle, qui dove sta quel crocifisso che ha simboleggiato per tanti anni la nostra identità, una folla di oltre 200 persone che negli anni hanno frequentato questa chiesa, di cui 130 l'hanno frequentata assiduamente, e di questi oltre 40 membri di chiesa che che sono stati attivi servitori che si sono alternati nelle varie attività di questa chiesa e di questa meravigliosa avventura.
E oltre questi, tutte le persone che hanno letto, ascoltato, o visto gli oltre 4.000 messaggi che abbiamo pubblicato sul sito in 20 anni per quasi 2.000 ore di predicazione, ovvero più di 83 giorni ininterrotti di predicazione... E sono tutte là, e rimarranno come storia.
Dietro di me ci sono sono anche gli oltre 200 pastori e responsabili di chiesa che hanno partecipato negli anni ai nostri seminari sulla chiesa e i quasi 400 studenti dei corsi estivi di inglese (vi ricordate gli English Camp?)
Ma ci sono anche gli i più di 30 migranti che abbiamo accudito, nutrito, sostenuto e aiutato durante un periodo molto importante della nostra chiesa, quando qua a Montefiascone c'era un centro di prima accoglienza. E anche i sordomuti che sono stati presenti in questa sala e hanno ricevuto le traduzioni LIS, o quelli che hanno ascoltato tramite i gesti che faceva la nostra traduttrice nella lingua dei segni.
La storia di questa chiesa non è iniziata a caso ma per volontà del Signore; non è stato né Marco né Bernardino né Michele a fondare questa chiesa, ma è stato il Signore che l'ha piantata, nutrita e fatta crescere in un paese, in una zona dove non c'era mai stata nessuna chiesa evangelica prima.
Non siamo stati bravi noi a sognare questa chiesa, ma è stato il Signore a mettere in noi quel sogno, Perché questa era la necessità perché c'era bisogno di sognarlo quel sogno di una chiesa che si chiamava Chiesa della Vera Vite. Perché serviva a testimoniare di lui in questo luogo dove nessun altro aveva mai parlato, e nei vari paesi da cui noi proveniamo.
Questo abbiamo fatto per 26 lunghi anni; fedelmente, non scendendo a compromessi che forse avrebbero fatto crescere di più la nostra comunità e più in fretta, ma siamo rimasti fedeli alla sua Parola e al progetto di creare una comunità dove tutti potessero ascoltare la parola del Signore almeno una volta nella propria vita. Dove potessero sentirsi a casa, dove potessero sentirsi amati, accolti, e dove potessero avere una possibilità di partecipare, non soltanto di ascoltare la Parola del Signore.
Ci siamo riusciti? Talvolta sì, talvolta no. E ora il Signore ci sta chiedendo di voltare pagina Attenzione, non è un fallimento! Non è un fallimento; le chiese nascono, crescono, si consolidano e muoiono...
Pensate una cosa: nel Nuovo Testamento ci sono tante chiese. Tante chiese, ma nessuna delle chiese che leggiamo nel Nuovo Testamento è sopravvissuta; e si trattava di chiese enormi. Non Roma, non Corinto, non Galazia, non Filippi, nemmeno Tessalonica e nemmeno Efeso ci sono più; queste chiese sono scomparse.
Ecco prendete ad esempio Efeso. Efeso era una città straordinaria; era un porto di mare sulla costa dell'odierna Turchia, conteneva monumenti di straordinaria importanza, imponenti, come il tempio di Artemide (che sarebbe Diana per i Romani) che era forse il più grande edificio al mondo presente all'epoca, una delle sette meraviglie del mondo si diceva.
Era la capitale della provincia importante Romana dell'Asia Minore e aveva ha dentro di sé 200.000 abitanti; pensate quant'era grande! Era la terza città più potente del mondo dopo Roma e Alessandria d'Egitto e proprio lì, in questa città enorme, in questa città potente nacque una chiesa famosa, grande davanti agli occhi del Signore, così importante da diventare sede di uno dei più importanti concili ecumenici, quello del 43, uno dei primi concili della Chiesa Cristiana, e ad avere un libro intero intitolato a lei nel Nuovo Testamento, la Lettera agli Efesini.
Pensate quanto era importante questa chiesa; cosa potete pensare si immaginassero gli Efesini della propria chiesa? “Ah una chiesa del genere, questa chiesa sarà non sarà mai smossa. Questa chiesa continuerà per sempre, per sempre frutterà persone, ci saranno persone che verranno...”
Ma poi, il mare si ritirò, il porto di Efeso divenne una distesa di sabbia lontana dal mare e le persone cominciarono ad andarsene. E così, come se ne andarono le persone normali dei 200.000, anche le persone di chiesa cominciarono ad andarsene; non perché non l' amassero più, non perché non avessero più progetti per il Signore, ma semplicemente perché la loro vita non era più lì, non era più in quel luogo.
Dove andarono? Questo non lo sappiamo, non è scritto nella Parola; probabilmente si disperso nelle chiese lì a fianco, lì vicino, a gruppetti, a singoli, là dove andarono ciascuno a vivere; e sono sicuro che continuarono a parlare alla gente di Cristo.
La loro missione continuò tra le altre persone, continuarono a benedire le comunità dove erano andati parlando del Signore attraverso i doni che avevano loro.
A Montefiascone non c'è mai stato un mare che si è ritirato, ma molti hanno traslocato e molti continuano a farlo seguendo il mare della vita, il futuro familiare diverso, il lavoro e gran parte di quelle 200 persone di cui parlavo all'inizio che hanno frequentato la nostra chiesa in questi 26 anni anni ora sono altrove, non sono più qua, ma continuano a parlare di Cristo, continuano a benedire gli altri, continuano ad esercitare i loro doni in altre strutture, in altre comunità. Non farò elenchi perché potrei rischiare di scordare qualcuno o qualcuna, ma voi avete ben chiaro di chi parlo, vero?
Ma la vita è così; le chiese nascono, le chiese crescono, le chiese invecchiano, le chiese muoiono... Ed è quello che è successo alla nostra.
Vedete, per me che sono stato usato dal Signore per piantare la prima chiesa evangelica di sempre in questa città, nella mia città, che ho predicato il primo messaggio di chiesa, credetemi, predicare l'ultimo messaggio in una sala vuota è come perdere un figlio amato.
E devo stare attento; devo stare molto attento a non commettere tre errori, che corrispondono a tre peccati. E vorrei che nessuno di voi che mi ascolta in questo momento cadesse in questa trappola, che è una trappola del maligno.
Per cui per prima cosa:
1) Rifiutate di essere amareggiati per ciò che è accaduto
Potremmo essere amari... e forse un po' lo siamo. Ma se ci aggrappiamo all'amarezza facciamo solo male a noi stessi. L'amarezza prolunga il dolore, non lo affievolisce o lo dimezza. C'è stato un tempo per seminare, c'è stato un tempo per raccogliere... e ora è il tempo di cambiare terreno.
Seconda cosa:
2) Rifiutate di incolpare qualcuno
Così come nessuno, neppure io, posso prendermi il merito della nascita di questa chiesa, di aver piantato la Chiesa della Vera Vite, allo stesso modo nessuno è la causa del suo scioglimento. Vedete, la tranquillità con cui abbiamo accettato e deciso tra responsabili che era ora di sciogliere la chiesa è un gran conforto. Credetemi è un gran conforto che mi indica che non siamo noi a decidere di sciogliere questa chiesa, ma chi l'aveva piantata. Ci sta chiedendo di porre le nostre radici altrove.
E, terza cosa:
3) Rifiutatevi di spettegolare e di giudicare
La Bibbia dice più e più volte che una delle cose che Dio odia in maniera totale nella vita sono i pettegolezzi. Non siete voi, non sono io, non siamo noi il giudice; non dobbiamo dire in giro “Ah, la mia chiesa si è chiusa a causa di...”. Non siate amareggiati, non date la colpa a nessuno e non giudicate nessuno.
Non fate tutto ciò: rifiutate di essere amareggiati, rifiutate di incolpare qualcheduno e rifiutatevi di spettegolare o di giudicare. Non fate tutto ciò; neppure io debbo farlo!
Quello che invece vorrei fare io e che desidero voi facciate assieme a me, sono tre azioni che invece di essere tre peccati corrispondono a tre virtù cristiane.
La prima:
1) Mostrate grazia ai vostri leader
Sto parlando non di un leader, non di quello che sta parlando in questo momento, ma di quelli che abbiamo avuto per questi lunghi 26 anni qua in sala... E anche qui non farò nomi, ma li conoscete bene; persone che gratuitamente si sono messe al nostro e al vostro servizio, che hanno faticato, hanno pianto, si sono disperate, che nella loro imperfezione e nei loro errori (e io sono il primo, il capostipite della serie degli errori) hanno fatto sì che Dio li usasse per portare grazia agli altri e per far vivere e prosperare questa nostra chiesa.
Persone che hanno predicato, persone che hanno insegnato, organizzato eventi, realizzato gruppi giovanili, cantato, suonato, tradotto, pianificato, retto le finanze, pulito la sala...Lo hanno fatto per voi, lo hanno fatto per noi... Lo hanno fatto gratis, togliendo ore alla famiglia e al sonno!
Per cui, secondo punto:
2) Siate loro grati
Seconda virtù: siate loro grati. Dobbiamo essere grati per tutti i modi in cui Dio ha usato la Chiesa della Vera Vite in tutti i modi. Siate grati per tutti i modi in cui Dio ha usato anziani, pastori, diaconi, diaconesse, adoratori e semplici membri di chiesa nel corso degli anni per proclamare la Parola del Signore in questo luogo.
Se vorrete un giorno scrivere a queste persone un biglietto, un WhatsApp, una mail di ringraziamento a coloro che hanno fatto crescere (e sto dicendo di tutte le persone indistintamente che hanno servito in questi 26 anni di chiesa anche quelli che ormai sono all'estero o che sono lontani da questa nostra chiesa), sono sicuro che loro apprezzeranno. Perché l'emozione più sana della vita è l'atteggiamento di gratitudine.
E infine, terza cosa, e questa è la più importante fratelli e sorelle, la più importante, la fondamentale, la cosa più importante di tutta questo gran discorso in conclusione, ed è assolutamente vitale per te e per me:
3) Rimanete concentrati sul piano di Dio
Non sul nostro dolore, non sull'amarezza, non sui problemi del passato, ma sul vincitore di tutti i problemi, su Cristo. Rimaniamo focalizzati su di lui. Facciamo che le nostre vite si nutrano di lui, anche se non sarà in questa sala.
E' così che Gesù ha sopportato il dolore della croce; e noi siamo invitati dalla scrittura a fare la stessa cosa, a essere suoi seguaci, a seguire il suo esempio. Nel dodicesimo capitolo di Ebrei ci è detto di tenere gli occhi su Gesù, nostro leader e nostro istruttore, di tenere gli occhi su colui che non ci deluderà mai.
Pensate, Gesù egli era disposto a morire in un modo vergognoso, la croce, per la gioia che aveva davanti, perché sapeva che gli sarebbe stata data gloria in seguito; cercò la gioia che gli era posta davanti, non quella che aveva in quel momento.
Allo stesso modo noi non guardiamo al nostro dolore attuale, per comprendere che tutto ciò che abbiamo fatto assieme potrebbe essere sembrato solo un sogno, ma che era un sogno che andava sognato
In conclusione vorrei ringraziare tutti, ma proprio tutti, davvero tutti. Tutti quelli che sono stati al mio fianco, che sono stati al nostro fianco, che hanno aiutato in qualche modo da vicino o da lontano la Chiesa della Vera Vite a nascere, a crescere, a consolidarsi e a prosperare per 26 lunghi anni.
Ma credetemi, ringrazio davvero tutti, anche quelli che sono arrivati in chiesa avendo una propria agenda personale, che sono rimasti con noi solo perché volevano trasformarla; trasformare la nostra comunità in qualcosa che avevano loro in mente che a loro sembrava migliore di quello che facevamo, e che poi se ne sono andati , magari in silenzio, magari consegnando soltanto le chiavi, magari sbattendo la porta e magari qualcuno spettegolando...
Ma ringrazio anche quelli. Anche quelli ringrazio, perché sono convinto che non l'hanno mai fatto con malizia; lo facevano forse in buona fede, magari sbagliando, ma non l'hanno fatto mai con malizia. Ma soprattutto perché hanno permesso al Signore di dimostrare, ancora una volta, che ciò che lui aveva piantato sarebbe continuato a vivere e a crescere, come in effetti è accaduto.
Tutte le gravi crisi, le grosse crisi della nostra chiesa, si sono risolte con una maggiore unità e un maggiore impegno di chi rimaneva. E hanno dimostrato, in quel in quel momento, che l'unione che ci legava era un'unione superiore a quella soltanto di un club di persone un pochino strane che avevano aperto una chiesa evangelica. In quei momenti noi ci siamo amati davvero di più l'uno l'altro.
Tempo di terminare questo messaggio, questo ultimo messaggio, e vorrei concludere con le parole di Salomone dall'Ecclesiaste dai versetti 1 a 8 del capitolo t3:
"Per tutto c’è il suo tempo, c’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare ciò che è piantato, un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire; un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per fare cordoglio e un tempo per ballare, un tempo per gettar via pietre e un tempo per raccoglierle, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci; un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per conservare e un tempo per buttar via, un tempo per strappare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare; un tempo per odiare e un tempo per amare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace.” (Ecclesiaste 3:1-8)
C'è stato un tempo in cui il Signore ha piantato la sua chiesa e ora è il tempo in cui ci chiede umiltà, e ci chiede di sciogliere questa chiesa . Abbiamo sognato assieme, abbiamo piantato assieme, abbiamo atteso assieme, abbiamo lavorato assieme, abbiamo sognato assieme una comunità unita che crescesse e portasse frutto.
Abbiamo sognato per 26 anni questo... E non era un nostro sogno, ma quello che il Signore ci aveva messo nel cuore: era un sogno che bisognava sognare.
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Quando nasce, e quando muore una chiesa? E, soprattutto, quanto deve essere grande una chiesa per
Oggi più che un messaggio, è una chiacchierata tra amici. E' da tanto che volevo farla, e il fatto di non essere più pastore di questa chiesa, mi solleva da molte preoccupazioni che avevo in passato e posso parlarvi finalmente “a cuor leggero”.
Anche se non siamo “del mondo” viviamo “nel mondo”con i suoi tanti pregi, e con i difetti che superano i pregi; in una società ossessionata dalle dimensioni, dalla ricchezza e dall'influenza, è fondamentale riaccendere l'apprezzamento per l'impatto e il potenziale dei pochi fedeli.
Quando un gruppo di persone può essere chiamato “chiesa”? Si basa sul numero di persone? O forse sui metri quadri del locale in affitto? O sul fatto di averlo o meno il locale? Oppure se ci sono predicatori, cantanti, pastori, scuola domenicale?
E, nel caso inverso, una chiesa non è più chiesa, ma solo un “gruppo di credenti”?
Vi ricordate la prima chiesa quale è stata? Leggiamo atti:
“Ed erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere. … E ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case e prendevano il loro cibo insieme, con gioia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Il Signore aggiungeva al loro numero ogni giorno quelli che venivano salvati. (Atti 2:42, 46-47)
Luca parla della primissima chiesa:quali erano le caratteristiche distintive della primissima chiesa? Un bel locale, certo. E poi una corale... anzi un complesso rock sul palco... E certamente, una scuola domenicale per per i figli... Ah, un pastore, dei diaconi, delle diaconesse... Come dite? Non c'è scritto tutto questo nel versetto? Forse mi sono sbagliato... Rileggiamolo assieme:
“Ed erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli”
La prima cosa che dice Luca circa le caratteristiche della prima chiesa è che ascoltavano gli Apostoli...in pratica, leggevano il Nuovo testamento in direttamente lo stavano scrivendo!
“nella comunione fraterna”
In italiano ci vogliono due parole per tradurre un concetto estraneo al mondo:. in greco è κοινωνία koinōnia; che significa, semplicemente “comunicare l'uno con l'altro”; si parlavano!
“nel rompere il pane “
Mangiavano assieme e durante il pasto ricordavano il sacrificio di Gesù.
"e nelle preghiere"
Pregavano! Ma non pregavano a caso: visto che ascoltavano assieme gli Apostoli, si parlavano, e mangiavano assieme, è ovvio pensare che pregassero gli uni per gli alti.
“E ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio”
Per loro il tempio era una tappa quotidiana, per noi una volta a settimana... ma soprattutto erano “concordi”, ὁμοθυμαδόν homothymadon in greco, che significa “avere la stessa mente”, “pensare nella stessa maniera”.
La prima chiesa non si incontrava la domenica... ma soprattutto faceva tutta una serie di attività che erano molto di più dell'andare in chiesa.
La chiesa non era “un'oretta domenica”... ma era vivere assieme ad altri credenti... Avevano un locale? No, si incontravano nelle case e al tempio. Avevano pastori, diaconi, scuole domenicali, addetti all'adorazione, cassieri? No, avevano se stessi... e ognuno faceva un po'.
Secondo voi, erano meno chiesa di una comunità di tremila fedeli, come ci sono poche in Italia? O di una di cento, come ci sono alcune in Italia? O di dieci, come ci sono moltissime in Italia?
“Quanto agli undici discepoli, essi andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro designato. E, vedutolo, l’adorarono; alcuni però dubitarono. E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate.” (Matteo 28:19-20)
A chi ha affidato il Grande Mandato Gesù? A una mega chiesa di diecimila persone, vero? No, ma a una di cento... Neppure, di 50...
Erano 12... e tra questi “alcuni dubitavano”... per cui, vogliamo dire, setto, o otto? Vi ricordate cosa ha detto Gesù?
"Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Matteo 18:20)
Nel nostro statuto di chiesa, scritto quando siamo entrati a far parte dell'Ucebi, all'epoca in cui fu scritto Bernardino, Michele ed io, non scrivemmo di cosa o come si dovesse farese la chiesa sarebbe cessata... Ma l'avevamo scritto in quello della Associazione “I Talci”, che era il primissimo statuto con cui abbiamo aperto la chiesa. Su quel primo statuto era scritto:
“La chiesa potrà essere sciolta qualora ricorrano i seguenti casi: 1) mancanza di almeno due membri (Matteo 18:20)”
E poi c'erano altri motivi. Dove ci sono due credenti, quella è già chiesa, perché c'è koinōnia; c'è un unico pensiero.
Poi, che faccia piacere, che sia più facile che si fatichi di meno se si è in tanti in chiesa, quello è certo. Ma la dimensiono non determina l'efficacia per Cristo di una chiesa, se...
C'è un "se"... Vi ricordate Filadelfia ? Non la città in America, ma la chiesa di Apocalisse 3:
“All’angelo della chiesa di Filadelfia scrivi: queste cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre: Io conosco le tue opere. Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. Ecco, ti do alcuni della sinagoga di Satana, i quali dicono di essere Giudei e non lo sono, ma mentono; ecco, io li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi per riconoscere che io ti ho amato. Siccome hai osservato la mia esortazione alla costanza, anch’io ti preserverò dall’ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona. Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio (la nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio) e il mio nuovo nome.” (Apocalisse 3:7-12)
“perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome.”… Ecco per cosa Gesù vanta la chiesa di Filadelfia. La chiesa era piccola, debole, forse non aveva tutto quello che avevano le altre... ma serbava e non rinnegava Gesù.
E il suo premio era stato grandissimo: coloro che l'avevano derisa, sarebbero tornati in ginocchio dinanzi a lei. E, ancor di più, i suoi membri sarebbero stati salvi dalla tentazione...
Gesù non dice quale, ma è facile immaginarla; la tentazione di adorare “altro”. E questo non è una cosa che deve ancora venire, è già qui: il mondo adora “altro”.
Non tutte le cose che adora sono dal nemico, ma il fatto di non adorare Gesù, ma “altro” (il sesso, il danaro, la famiglia, gli amici, gli hobby, ecc.) è qualcosa da cui Gesù vuole proteggere il suo corpo, la sua chiesa... soprattutto quelle “piccole piccole”, perché sa che hanno poca potenza, sono più vulnerabili.
Ritorniamo al nostro supermercato: quale offerta “allettante” vorremmo dalla nostra chiesa? Siamo più attirati dal prezzo o dalla quantità? Cerchiamo una chiesa che ci offra di più e ci chieda di meno, meno impegno personale?
Oppure vogliamo la quantità? Una chiesa di almeno cinquanta membri, perché “di più è meglio”?Abbiamo più volte detto che questa chiesa, fondata da quattro membri, ha oscillato tra quel numero primitivo fino a quasi 50 membri attivi: nel tempo, contandoli tutti, siamo a quasi trecento credenti, che sono passati qua dentro queste quattro mura.
Dobbiamo capire, anche se fa male talvolta, 'ultima regola delle sette circa crescita spirituale, quella che dice: LA CRESCITA SPIRITUALE E' STAGIONALE, si applica anche alle chiese.
Nulla cresce costantemente. Ci sono 4 stagioni: primavera, estate, autunno, inverno. in primavera cresci spiritualmente, ti copri di fogli; , in estate porti frutto, vedi altri che si convertono, ti senti pieno, ti senti piena di Spirito; in autunno le tue foglie cadono, qualche certezza se ne va; in inverno ti senti solo, sola, nel buio, nel freddo... e Dio sembra distante migliaia di miglia... Ma è in inverno che le querce affondano le radici nel terreno per ricevere nutrimento.
E' NORMALE!!! Fa perte della vita. E' il momento in cui stai mettendo radici. Talvolta Dio permette questi momenti dove vuole che tu ti aggrappi a lui solo piuttosto che ai tuoi sentimenti.
Lui è sempre vicino non affidarti alle tue sensazioni! L'inverno viene per affondare le radici L'inverno viene per consolidare la fede il Lui! L'inverno nelle chiese viene affinché Cristo ritorni al centro della chiesa; il costo è maggiore, e la quantità minore. Ma non è meno chiesa agli occhi di Cristo:
“Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio"
Preghiamo.
Gesù ci ha dato l'esempio perfetto di come essere leoni per lui, senza innalzarci e senza essere aggressivi, ma restando fermi nella nostra fede per essere una testimonianza per gli altri ed un aiuto per coloro che lo cercano.
Qualche settimana fa abbiamo parlato del nostro Gesù che è il leone e agnello nello stesso tempo. Abbiamo detto che è forte, ruggente come un leone; è un re che non verrà mai più smosso. Ma allo stesso tempo è agnello; si è immolato per noi, è morto per noi, si è fatto maltrattare senza proferire parola.
E c'eravamo lasciati con un punto di domanda: “Come possiamo noi essere leoni e agnelli come Gesù?” Ne parleremo oggi e la prossima volta che predicherò.
E partirei da questo versetto:
"Siate dunque imitatori di Dio, come figli amati" (Efesini 5:1)
Mi è piaciuta molto e la volevo condividere con voi la traduzione di The Message, perché la vedo molto pratica; è più facile da capire
"Guarda cosa fa Dio e poi fallo, come i bambini che imparano il comportamento corretto dai propri genitori." (trad. Bibbia "The Message")
Perciò la prima cosa da fare se vogliamo essere imitatori di Gesù , è vedere Gesù cosa fa. Quindi oggi vedremo tre comportamenti di Gesù che possono aiutarci a diventare dei leoni, dei leoni spirituali, dei leoni nella vita.
Questo che leggeremo tra poco è il primo aneddoto che c'è nellaBibbia di quello che ha detto e fatto Gesù in tutta la sua opera grandiosa qui sulla Terra con noi, e Dio ha voluto che sapessimo questo.
Stiamo parlando di un Gesù che ha dodici anni; c'è qualcuno che ha dodici anni qui dentro? Non imbrogliate eh, vi faccio tirar fuori le carte d'identità! Ce l'abbiamo un dodicenne? Si, mio figlio Giovanni è un dodicenne e non servono documenti perché c'ero, me lo ricordo... sì ha dodici anni.
Si avvicinava il periodo di festeggiamenti di Pasqua; Gesù, Maria e Giuseppe partono a piedi da Nazareth per andare a Gerusalemme. Erano in tantissimi; era una lunga carovana di persone perché piano piano che passavano nei paesi altri si accodava a questa carovana e insieme si andava a piedi a festeggiare questa Pasqua a Gerusalemme, che vi ricordo, lo sapete già, a quei tempi la Pasqua era il ricordo e il festeggiamento dell'Esodo, di Dio che aveva liberato il popolo d'Israele dall'Egitto.
Cosa succede? Vanno a Gerusalemme, festeggiano la Pasqua, si rimettono in cammino, prendono “armi, bagagli e bagattelle” e partono; dopo un giorno di cammino Maria (tipo come nel film “Mamma ho perso l'aereo”) realizza che era un po' che non vedeva Gesù. Inizia a chiedere a quelli che erano con loro, parenti e amici, se l 'avessero visto... ma non c'era!
Cosa fanno, dopo un giorno di cammino a piedi? Tornano a Gerusalemme, lo cercano, e dopo tre giorni lo trovano: era nel Tempio! Mi veniva da ridere, perché pensavo alla versione italiana di Maria: “No Gesù! Ma dove eri? Mi ha fatto venire i capelli bianchi! Mannaggia a me, ma perché non sono stata ferma! No tu mi farai cascare tutti i capelli! Io sono disperata, non ce la faccio a stati dietro!”
Invece credo che Maria non abbia reagito così; io credo che Maria, quando ha visto Gesù nel Tempio, abbia guardato questo ragazzo, il suo amato figlio, e abbia pensato: “Ci siamo, sta per essere svelato al mondo chi veramente è lui.” E quindi gli ha semplicemente cosa fosse successo; e Gesù con la sua pace inimitabile, con la pace che solo lui può avere risponde a dodici anni così:
"Ed egli disse loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io dovevo trovarmi nella casa del Padre mio?»" (Luca 2:49)
Perché il Signore voleva che sapessimo questo? Ha fatto talmente tante cose grandi Gesù, guarigioni per tutti i peccati... Ma la prima cosa in assoluto che ha fatto è stata una dichiarazione di fede: dobbiamo partire da lì. Quello è il punto di partenza; era nel tempio con dei maestri con degli esperti della Parola, eppure loro si meravigliavano di lui, della saggezza che aveva, delle cose e delle risposte che dava. Era veramente un leone, un leone ruggente.
Quindi, cosa possiamo fare noi per imitare in queste cose Gesù?
"...glorificate il Cristo come Signore nei vostri cuori. Siate sempre pronti a rendere conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni..." (1Pietro 3:15)
"Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco." (Romani 1:16)
Perciò partiamo da questo per essere dei veri leoni ruggenti nella fede e nella vita di tutti i giorni: dobbiamo dichiarare in chi crediamo. Certo con mansuetudine e non con prepotenza e con insistenza, ma con mansuetudine dobbiamo cercare sempre il modo di poter dire: “Io credo in Gesù.”
Per esempio, quando ci chiedono: “Ma perché sei gioiosa e fiduciosa? Non hai lavoro, hai mille malattie, mille problemi a casa... ma che hai per essere gioiosa speranzosa?". Si, ho Gesù. La mia speranza viene dal Signore, da qualcosa che non è qui in questo momento e che tu puoi toccare. Ma una cosa che io ho nel cuore e che arriverà. Una speranza certa, la speranza della certezza che Gesù tornerà; e non mi serve nient'altro.
Esistono due tipi di paure o di vergogna nel proclamare la propria fede.
C'è la paura fisica, che hanno sicuramente i nostri fratelli credenti che vivono nelle zone dove i cristiani sono ancora perseguitati. Una paura reale, tangibile: torture e morte.
E poi c'è la nostra la nostra; è meno evidente, ma non è da sottovalutare. La nostra è una paura sociale. Nel mondo in cui viviamo, dove tutto è velocissimo, dove quello che voglio lo voglio ora, e tutto è perfetto tutto è a mia disposizione, e devo essere io al centro dell'universo, dichiarare di essere credenti in Gesù spesso ci rende agli occhi delle persone fanatici, illusi, sciocchi.
A me è capitato anche che mi dicessero: “Ma sei intelligente, ancora stai a pensare a Gesù?”. E il credere in Gesù ti sminuisce.
Quindi non è poca questa paura; la paura di essere umiliati. Io penso ai miei figli, che sono quasi adolescenti: ma quanto bisogna essere coraggiosi per essere in un gruppo di adolescenti che pensano alle ragazze, che già vedono immagini non propriamente pulite, che già pensano ai primi vizi da poter prendere, dire: “Ma io credo in Gesù!”. Per me è un atto di veramente di coraggio.
Oppure un lavoratore che sta con i colleghi; si prendono una birretta a fine turno, fanno quattro chiacchiere dove si parla di qualsiasi cosa: “Io sono credente!”. Ci vuole coraggio. Ci siamo trovati tutti in questa situazione; non è facile e questo che significa veramente essere leoni, proclamare la propria fede.
E vi dico una cosa , e questa ve la garantisco: se dite in un gruppo di persone che siete credenti, sicuramente l' per lì si fanno coraggio l'uno con l'altro e vi prendono in giro, ma vi assicuro che almeno uno di loro vi verrà a chiedere qualche cosa, un approfondimento, una spiegazione. Verrà in privato vi manderà un messaggio... Perché il seme di Dio da qualche parte arriva sempre. E chi lo sa che una semplice dichiarazione di fede vi possa portare ad essere vi quello che abbiamo detto qualche predicazione fa, un ponte tra quella persona e Gesù.
Cosa altro ha fatto Gesù che noi possiamo imitare? Ecco la seconda cosa
"Allora Gesù gli disse: «Vattene, Satana, poiché sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi il culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli si avvicinarono a lui e lo servivano." (Matteo 4:10-11)
Che cos'altro ha fatto Gesù? Ha resistito alle tentazioni, e l'ha fatto da uomo, lo abbiamo detto più volte.
Parliamo spesso di questo argomento, però oggi con voi mi andava di parlare non delle cose più eclatanti, le tentazioni della droga, dell'alcol, la violenza, la prostituzione, la pornografia, perché queste infatti servono talvolta a crearci un alibi: “Io non bevo, non mi drogo, non vado a prostitute, non vedo porno, per cui sono fuori da questo discorso!”.
Io parlo di quelle tentazioni radicate proprio dentro all'uomo, quelle che sono nate con noi. Ma quanto è dolce parlar male di qualcuno che vi ha fatto un torto? Ma quanto è bello sfogare la rabbia con le parolacce e tirare un oggetto quando siete nervosi? Ma quanto è piacevole di una bella parolaccia quando vi cade qualcosa dalle mani o state preparando qualcosa che non vi riesce? E che soddisfazione è quando va male qualcosa a qualcuno che vi ha fatto un torto?
Io credo che questo sia capitato almeno una volta a tutti noi... Almeno una volta al giorno, ragazzi! Questo è proprio come siamo fatti; noi siamo impastati proprio così. Oppure, quando voglio fare quell'imbroglietto e recupero qualche soldino... tanto lo posso fare!
Vi capita mai di uscire di casa con tutti i buoni intenti? Io ad esempio sto in un posto di lavoro dove l'asticella delle mie arrabbiature la devo sempre alzare di più; perché la vita è come una palestra, noi qui siamo per allenare i nostri muscoli spirituali a migliorarci sempre di più e a cercare di fare meno degli errori perché poi, quando impareremo a fare meno quelli, ci saranno altri errori da correggere.
Quando io vado al lavoro, prego per tutto il tragitto; e anche quando sto mettendo il primo piede dentro e si aprono le porte, dico: “Signore per favore aiutami a resistere.”. Ma non tanto a resistere perché quello a cui tu resisti prima o poi ti cade addosso; immaginatevi di tenere la porta di un armadio pienissimo di vestiti: tenete la porta perché altrimenti vi vengono tutti addosso. Quanto si può resistere? Cinque, dieci minuti? Non potrete restare tutta la vita a reggere la porta... e prima o poi vi cadranno addosso.
Quindi quando si parla di tentazioni usiamo sempre la parola resistere, perché è la più facile; ma dobbiamo proprio cercare e chiedere a Dio di farcele scivolare da addosso, così che non siano più attraenti per noi.
Quindi io entro e dico: “Signore per favore, aiutami!” E puntualmente Satana, che è intelligentissimo almeno in questo, trama e ordisce un sistema, prepara proprio la situazione ideale perché tu possa sbagliare. Io arrivo, e puntualmente succede qualcosa che mi manderebbe in escandescenza. A volte riesco a controllarmi e a volte no e non me ne faccio più una colpa; quando non ci riesco faccio un sospiro e dico: “Ok, la prossima volta ce la farò!” E' questo quello che la Bibbia ci insegna:
"Nessuna tentazione vi ha colti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare." (1 Corinzi 10:13)
"Sottomettetevi dunque a Dio; ma resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi.” (Giacomo 4:7)
Questa è una promessa da Gesù; il diavolo fugge quando capisce che quello scenario non vi sconvolge più, se ne va.... Magari va a preparare qualche altra cosa, lo sapete già! Però quella battaglia, almeno quella è vinta.
Abbiamo detto prima di proclamare la propria fede senza pensare al giudizio degli altri; bisogna essere leoni, ma è comunque più facile di lottare contro se stessi. E allora dobbiamo cercare di farci scivolare addosso le tentazioni, resisterle per parlare più facilmente. Bisogna essere dei veri e propri leoni, con delle belle zampe piantate per terra che neanche la tempesta ti può smuovere.
Però sappiamo che non siamo soli in questo; la Bibbia e il Signore ci dice che siamo aiutati dallo Spirito Santo che ci consiglia.
Lo Spirito santo è l'altra vocina. C'è una vocina che ti dice rispondere sgarbatamente e aggressivamente, e poi c'è quell'altra vocina che dice: “Non si fa, si arrabbiati ma non peccare.”
Lo Spirito Santo che ci aiuta in quelle che spesso Marco (ex pastore della nostra chiesa NDR) chiama “preghiere a microonde”, preghiere immediate; sto per cadere sempre in quello sbaglio, e prego: ”Signore, aiutami, non mi far sbagliare stavolta!”. La preghiera, e i versetti che vi vengono in mente! Leggere la Bibbia perché, in ogni secondo lo Spirito Santo tira fuori dalla memoria qualche versetto che ci può incoraggiare in quel momento.
Come dicevo prima, spesso si parla delle grandi tentazioni (alcol, droga, ecc.) ma per quelle è più facile distinguerle, perché sono evidenti perché sono innegabili; ma queste piccole, queste cosine sono proprio quelle che inquinano il mondo. Questo mondo va così grandemente male perché ci sono questi piccoli condotti di cattiveria, di veleno che inquinano quello che ci sta intorno. Ovviamente il Signore sa che siamo umani, che cadiamo, ed è sempre lì pronto a perdonarci, l'importante è rendersene cono e cercare di tenere duro.
Terza cosa che vediamo oggi di ciò che ha fatto Gesù e che dovremmo imitare:
“Mentre Gesù era a tavola in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. I farisei, veduto ciò, dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia con i pubblicani e con i peccatori?» Ma Gesù, avendoli uditi, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati." (Matteo 9:10-12)
In genere questo versetto lo leggiamo per parlare sempre della grandezza di Gesù che è venuto per curare e per portare la Parola che ha bisogno di lui; invece io oggi vorrei farvelo vedere sotto un altro aspetto. Noi, che siamo peccatori, siamo tutti i giorni con i peccatori più o meno di noi; non abbiamo bisogno di cercarli, e è qui che ci chiama il Signore; in questo tempo, in questo momento.
Ma quanto bisogna essere forti per stare in mezzo ai peccatori e rimanere integri! Quanto devo essere forte per vedere che, dove lavoro, tutti arrotondano lo stipendio allungando le mani e non tu, tu vai avanti per la tua strada ? Quanto è difficile stare con un gruppo di amici che hanno le mia età che però il sabato sera si divertono ad ubriacarsi e magari a dare fastidio alle ragazze, a rompere le macchine delle persone che dormono nei palazzi, a distruggere le città? E io devo vivere in mezzo a loro, ma stando fermo nella mia fede.
Oppure sto con i colleghi che mi dicono: “Ma sì, dai! Stasera andiamo in quel night che ti importa? Chi ti dice niente?” e i tuoi piedi devono essere sempre saldi e non vacillare.
Questo significa essere leoni; cercare di affrontare le cose di tutti i giorni rimanendo ovunque saldi. E questo Paolo ce lo dice bene:
"Poiché, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero; con i Giudei mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge mi sono fatto come uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni. E faccio tutto per il vangelo, al fine di esserne partecipe insieme ad altri." (1 Corinzi 9:19-23)
Paolo, come Gesù, ha frequentato quelli che si possono considerare i peggiori della società, ma sempre rimanendo Paolo. Certo, qui stiamo parlando di Gesù e Paolo, abbiamo dei bei modelli tosti da seguire; ma è questo che ci chiamano a fare tutti i giorni.
Gesù stava sì con i pubblicani, con i peccatori, si è fatto baciare i piedi da una prostituta, l'ha perdonata per quello che aveva fatto, ha preso come discepolo un esattore delle tasse, passava per la strada, ha visto Zaccheo sull'albero, l'ha fatto scendere e è andato a casa sua per mangiare con lui e quel giorno se è subito convertito, ha cambiato il suo comportamento.
Perciò è necessario che noi stiamo in mezzo agli altri; non possiamo pensare di rimanere integri stanno sempre tra i fratelli o da soli. Noi siamo chiamati a stare in mezzo al mondo; e lì che bisogna vedere, come dicevamo prima, se riusciamo a resistere alle tentazioni.
Perché dobbiamo fare tutto questo? La Bibbia ci dice:
“Sfòrzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità." (2 Timoteo 2:15)
Lo vedete come comincia il versetto? “Sforzati di presentare te stesso”; ci lascia uno spiraglio un piccolo margine di perfezione. Il Signore lo sa che non saremo mai perfetti; aggiustata una parte del nostro carattere, sicuramente ce ne sarà un'altra da sistemare. Ma lui è questo che valuterà: quanto ci siamo sforzati, quanto abbiamo preferito seguire la sua retta via piuttosto che abbandonarci alle piacevolezze del mondo. Questo significa essere leoni. Leoni come Gesù lo è stato.
La prossima volta vedremo che significhi essere agnelli, imitando Gesù e vi lascio questo riassunto: Gesù Gesù con il suo esempio ci insegna che dobbiamo proclamare la nostra fede in Dio sempre e comunque, imparare a resistere alla tentazione e restare integri nel mondo ma senza farci influenzare dalle cose del mondo.
Preghiamo.
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Quanto siete forti?Nel senso, quanto peso riuscite a sollevare?Attualmente il record del mondo di sollevamento appartiene all''islandese Hafthor Bjornsson con 501 kg!
Certo, noi siamo abituati a spostare pesi, alcuni sono più forti di altri, ma quando ci troviamo dinanzi ad alcuni pesi, non possiamo che pensare: “E chi je la fa?”
E' esattamente quello che hanno pensato tre donne il giorno di Pasqua di quasi duemila anni fa:
“Passato il sabato, Maria Maddalena, Maria, madre di Giacomo, e Salome comprarono degli aromi per andare a ungere Gesù. La mattina del primo giorno della settimana, molto presto, vennero al sepolcro al levar del sole. E dicevano tra di loro: "Chi ci rotolerà la pietra dall'apertura del sepolcro?" (Marco 16:1-3)
Quello che si reca alla tomba di Gesù, è un terzetto di donne che non si è formato per caso!
Maria di Magdala, o Maddalena, era una delle “finanziatrici” dell'opera missionaria di Gesù; lo faceva forse per gratitudine, visto che Gesù la aveva liberata da “sette demoni” (Luca 8:2).
E poi c'è l'altra Maria, Maria di Cleofa; lei ha un figlio, Giacomo il minore, all'interno dello “staff” di Gesù, alcuni affermano fosse sua parente:suo padre infatti sarebbe stato Anteo Cleofa, ovvero il fratello di Giuseppe, sposo di Maria.
E infine Salome.Salome aveva anche lei due dei suoi figli all'interno dello “staff del capo”:Era la madre di Giacomo il maggiore e di Giovanni,“il discepolo che Gesù amava” (Giovanni 13:23)come viene detto dallo stesso Giovanni nel suo vangelo.
Maria Maddalena, Maria e Salome non erano semplici discepole, ma facevano parte di quel ristretto nucleo di persone che viveva fianco a fianco,o gni giorno, col maestro.
Chissà quante volte avranno ascoltato queste sue parole:
«Noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà dato nelle mani dei capi dei sacerdoti e degli scribi. Essi lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, i quali lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni egli risusciterà». (Marco 10:31-34)
L'informazione l'hanno avuta tutta, hanno creduto e seguito Gesù...ma poi l'hanno visto morire in croce...e il suo corpo giacere a terra, e la pietra chiudere la tomba...
“Allora Gesù emise un altro forte grido e rese lo spirito...Cʼerano là alcune donne che seguivano a distanza la scena. Maria Maddalena, Maria (la madre di Giacomo il piccolo e di Iose), Salome ed altre... Giuseppe comprò un lungo lenzuolo di lino e, dopo aver tolto dalla croce il corpo di Gesù, lo avvolse nel lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia. Poi fece rotolare una grossa pietra davanti allʼapertura del sepolcro. Maria Maddalena e Maria, madre di Iose, stavano a guardare dove veniva deposto il corpo di Gesù.” (Marco 15:37, 41, 46-47)
Non erano lì per caso. Erano un “team”. Si supportavano a vicenda...E, secondo me, in quel “Chi ci rotolerà la pietra” c'è ben più che una riflessione sul peso della porta del sepolcro.E' il momento in cui dubbio, assenza e disperazione si fondono assieme, e vivono assieme.
L'originale in greco non dice semplicemente “pietra”, ma “megas litos”... ovvero “un macigno”!
Quale è il macigno più grande nella mente di Maria di Magdala, di Maria di Clefoa, di Salome? La pietra da spostare... oppure?
Oppure le domande che non si dicono l'una all'altra...irrisolte, intellettuali, ma che girano nella loro testa:
“E' questa la fine della nostra speranza? E' realmente rinchiuso in una tomba il nostro Salvatore?” “Ci siamo sbagliate? Abbiamo creduto in qualcuno che non era affidabile?” “Chi ci rotolerà la pietra?Come faremo a continuare a vivere senza la nostra Speranza?”
E poi c'era la pietra, il megalite, quello vero fatto di roccia...Un dubbio “reale”: “Come faremo a spostare la pietra? Come faremo ad entrare la tomba e a accudire il nostro Signore?”
La vita di ciascuno di noi propone dubbi su base quotidiana; dubbi, che spesso sono pietre, mega litos, macigni...
Quale pietra stai portando qui quest'oggi? E' un dubbio “intellettuale” su come sarà la tua vita nei prossimi anni, perché senti che qualcosa dentro non va, che non hai più motivo apparente per vivere, nè uno sbocco certo per il futuro?
Oppure è un dubbio reale:“Mio figlio è malato. Il mio matrimonio è a pezzi. Ho perso il lavoro”
Quali che siano le tue pietre ,senti che sono come i 501 chili del record del mondo...e non ce la farai a rotolarle via...
Mi spiace dirtelo... ma la tua sensazione è giusta:Non puoi!Non tu, almeno.Non tu da solo, non tu da sola.Come Maria di Magdala, come Maria di Cleofa, come Salome...
Ma la Pasqua non è una croce; quella era il venerdì, assieme al dolore e alla umiliazione.La Pasqua è una pietra rotolata e una tomba vuota.Gesù non l'ha fatto per dimostrare i suoi superpoteri, anzi, ai farisei che glie ne chiedevano uno, rispose:
“Una generazione malvagia e adultera chiede un segno; segno non le sarà dato, se non il segno del profeta Giona. Poiché, come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell’uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti." (Matteo 12:39-40)
Ma lo affatto per dare a noi la sua stessa potenza per lasciarla a te, a me, a tutti coloro che si affidano a lui.Paolo parla così della potenza della risurrezione:
“Mi sono disfatto di qualsiasi altra cosa: è stato lʼunico modo valido per poter conoscere fino in fondo Cristo e la potenza della sua resurrezione, e scoprire che cosa significa soffrire e morire unito a lui,per giungere anch'io alla nuova vita con la resurrezione dai morti.” (Filippesi 3:10-11 PV)
Quella potenza che aveva sperimento su di se, imparando chi era colui che poteva rotolare la pietra:
“Per ben tre volte ho pregato il Signore di liberarmi da questa sofferenza, ma egli mi ha detto: «No, perché la mia grazia ti basta. La mia potenza si manifesta in pieno in quelli che sono deboli». Ecco perché sono contento di vantarmi della mia debolezza; di essere una dimostrazione vivente della potenza di Cristo, anziché fare sfoggio della mia forza e delle mie capacità. (2 Corinzi 12:8-9 PV)
La Pasqua è Dio che trasmette la sua potenza alla sua creatura.È Gesù che può rotolare via la pietra dalla tua vita.E' Gesù che può farti affrontare la tua vita quotidiana.E Gesù che può farti compiere opere che ti sembrano impossibili da compiere, ben più di spostare 501 chili, o un macigno.
Fino ai miei 25 anni ho avuto una pietra abbastanza grande ad ostruire tutto ciò che facessi... nulla aveva senso, tutto chiuso.. sbarrato per venticinque anni avevo provato a rotolarla via da solo.
Ho perso energie, tempo, lacrime. Fino a quando ho scoperto che c'era chi già aveva rotolato via la pietra per parte mia, tanti anni prima che io nascessi o fossi stato ancora concepito.
Qualcuno che, morendo in croce, stava pensando a ME. Qualcuno che risuscitando dai morti mi faceva partecipe della sua potenza.
Riuscite a credermi? Quando dico che Gesù, qualsiasi sia l'impresa che pensate non sia possibile portare a temine, qualsiasi sia la dimensione della pietra che c'è nella tua vita, è più che capace di spazzarla via, ci credete qui (nella testa), o qui (nel cuore)?Oppure non ci credete affattoNon dovete credere a me, ma a...
“...colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo...”(Efesini 3:20)
Ma di sicuro la mia vita non è un esempio eclatante; in fondo io, di buona famiglia, senza grandi problemi,“no sex no drugs no rock & roll” né esso, né droga né vita sfrenata, sono un piccolo esempio della potenza della resurrezione., e non mi troverete su Wikipedia. Allora, vorrei parlarvi di altri che trovate su Wikipedia...
Azezet Kidane
Azezet Kidane è nata nel 1944 a Adi Quala, in EritreaNegli anni '70, l'Etiopia era sotto il regime comunista e Azezet ha iniziato a visitare i container dove venivano ammassati i prigionieri politici e i cristiani; a questi ultimi era vietato di pregare.Quando ha protestato col governo, il dittatore le ha detto: “OK, possono pregare solamente se TU vai dentro il container assiema a loro.”
Che ve ne pare? Era un macigno abbastanza grande? “Chi mi rotolerà la pietra?”Azezet entrò nei container, pregò assieme ai credenti, e grazie a lei decine di prigionieri accettarono Gesù, e la notizia arrivò ai media di tutto il mondo che chiesero che l'Etiopia smettesse di incarcerare gente nei container.
Dal 2010 vive in Israele, in Terrasanta, dove ogni anno arrivano profughi, uomini e donne che attraversano il Sinai per poi essere sfruttati gli uomini come lavoratori a basso costole donne come prostitute.
Ancora una volta: “Chi ci rotolerà la pietra?”Azezet ha lavorato per svelare e a denunciare la rete di campi di tortura utilizzati dai trafficanti di esseri umani per estorcere denaro ai rifugiati. Molti sono stati smantellati, molti aguzzini arrestati, molte donne salvate dall'abuso quotidiano.
Nick Vujicic
Nick è australiano, ed è nato senza braccia e gambe a causa di una rara malattia genetica, la tetramelia. Da piccolo, a scuola i bulli lo prendevano di mira per la sua disabilità. A dieci anni arrivò a pensare al suicidio. Ci provò due volte senza successo, cercando di affogarsi nella vasca di bagno.
Ancora una volta: “Chi mi rotolerà la pietra?”
Un giorno la madre gli mostrò un articolo di giornale sulla vita di un uomo portatore di handicap che era riuscito a raggiungere la felicità; e quell'uomo era un credente.
Il momento in cui Nick capì di non essere solo capì che c'è chi ha rotolato la pietra per lui...Ora vive per Cristo, parla di Cristo, e sogna di metter su famiglia.
“Anche se mi rendo conto che non potrò tenere le mani di una donna, quando arriverà il momento saprò tenere il suo cuore”.Così diceva un dieci anni fa...
… e così è la sua vita adesso! Una moglie, due figli maschi, due gemelle.Forse ti stai pensando: “Va bene, Marco, queste sono storie di grandi personaggi, persone uniche al mondo... ma io? Che c'entrano con i problemi della mia vita?
Lascia allora che ti parli di qualcuno che è più alla tua portata...che so... un membro di un'altra chiesa
Paola
L'ultima storia che ti racconto è quella di Paola...E' un nome di fantasia, ma lei e la sua storia è assolutamente reale. Io la conosco, voi no... e per me è più che una figlia! Paola è credente, sposata, con figli, disoccupata... e per dare una mano alla famiglia va a lavorare in un negozio qualche ora al giorno.
Una sera le si rompe la macchina, e il datore di lavoro si offre di riaccompagnarla a casa...ma lungo il tragitto devia...e succede quello che potete immaginare.
Torna a casa, si fa una doccia fino a scorticarsi la pelle per cercare di lavare via lo schifo... Va a letto... e per giorni non dice nulla...
Gli ci vorrà quasi una settimana per metabolizzare, raccontare, e denunciare... La giustizia farà il suo corso... ma lei? “Chi mi rotolerà la pietra?”
Avrebbe voglia di uccidersi... e ci prova anche. Poi chiama una coppia di amici di un'altra chiesa, che la aiutano a capire. E solo allora comprende... Anche quel macigno, Gesù, lo aveva rotolato in un giorno di Pasqua, duemila anni fa...
La vita di Paola è cambiata da quel giorno... in meglio! Il matrimonio che era traballante , si è cementato nell'amore e nel sostegno reciproco, un altro figlio è arrivato, e loro come coppia non sono più membri di una chiesa, ma ministri di Cristo nella loro chiesa!
Molto spesso la pietra da rimuovere più grande è la mancanza di Gesù nelle nostre vite.
Azezet ha affermato che: “Quello che io ho visto accadere dinanzi ai miei occhi, persone che si sedevano davanti a me, uno persecutore e l'altro perseguitato, e capivano che il loro dolore era lo stesso, che soffriamo tutti e moriamo, e si perdonavano, questo cosa solo Dio la può dare."
Nick ha affermato: “Chiunque tu sia, qualunque cosa tu stia attraversando, Dio lo sa, Lui è con te, e te ne trarrà fuori”. Non dipende da quello che sono capace o non sono capace di fare, ma da quello che divento per la potenza di Gesù Cristo”
Paolo ha detto: "La potenza di Dio si manifesta in pieno in quelli che sono deboli"; ognuno di noi è debole in qualche aspetto. Ognuno di noi ha il dubbio:“Chi mi rotolerà la pietra”.
C'è chi decide di lottare da solo, e chi decide di afferrare la Pasqua, di ricevere l'aiuto che porta quella pietra rimossa e quella tomba vuota.
Se lo accetti, puoi guardare dentro la tomba, come hanno fatto Maria di Magdala, Maria di Cleofa e Salome:
“Perciò entrarono nella tomba e videro, seduto sulla destra, un giovane vestito di bianco. Le donne si spaventarono, ma l'angelo disse: "Non meravigliatevi. State cercando Gesù di Nazaret che hanno crocifisso? Non è qui, è risorto! Ecco il posto dove avevano messo il suo corpo.”(Marco 16:6 VP)
“Chi ci rotolerà la pietra?”
Gesù lo ha già fatto. Lo ha fatto per dare a te la sua stessa potenza. Devi solo varcare la soglia di quella tomba vuota, ed accettare la resurrezione.
Preghiamo.
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Sarebbe bello non cadere mai... Perché non è tanto la prima caduta che fa male, ma l'ennesima caduta dopo cento cadute. Cosa fai quando cadi? Quando cadi hai tre sostegni potenti: la fede, la Parola e le preghiera. Perché sarebbe bello non cadere mai, ma quanto è più bello rialzarsi, e vincere, dopo essere caduti tante volte!
Oggi vorrei cominciare guardando un video insieme:
Era la prima, o forse la seconda, lottava proprio per il podio, ma è caduta. Chissà quante ore, quanti giorni, quanti mesi, quanto si sarà preparata quell'atleta per poter arrivare a correre cos, a questo livello. Chissà quante volte in allenamento o durante altre gare sarà già caduta, perché gli atleti corrono e perciò cadono, Chissà quante volte avrà provato ad evitare quell'appoggio difettoso che fa sempre.
Caspita corri veloce, però poi quando metti giù piede d'appoggio male perdi equilibrio; quanto ci avrà lavorato col suo allenatore su questo? Era pronta però, aveva raccolto tutte le energie in suo possesso, stava dando il 100%... Era lì, o prima o seconda...
Ma niente è ricaduta sempre su quel piccolo dettaglio: un piede messo male. Pensate, il corpo la grandezza del corpo, e un piede appoggiato male in velocità. Si sarà sentita sconfortata, si sarà sentita spaventata stava, mandando all'aria tutto il lavoro di mesi per un semplice errore; aveva pochi secondi pochi centesimi di secondo per capire cosa fare
Ormai era per terra; aveva solo due scelte: tante da prendere per i pochi millesimi di secondo che le restavano. Poteva smettere di gareggiare; certo avrebbe dovuto alzarsi, non poteva certo rimanere lì sdraiata per terra a fare un pisolino. Comunque doveva alzarsi e magari riprendere la corsa giusto per salvare un po' l'orgoglio, ormai l'avevano distaccata di metri e metri, e in questo sport sono molti. Avrebbe comunque perso. Però poteva rialzarsi, correre un po' lentamente, così, almeno da arrivare alla fine del traguardo; come si dice ”The Show Must Go On”, fino alla fine; ti rialzi e vai.
Oppure l'altra scelta era:”Sì, sono caduta di nuovo! Sì, sempre su questo errore! Sì, di nuovo, ma non mi importa, non mi frega stavolta! Quale sarà il risultato, mi rialzo e corro di nuovo al 100%, come prima. E non penso al fatto che sono sconfortata, al fatto che ho fatto una figuraccia, al fatto che il mio allenatore, che credeva in me, potrebbe esserci rimasto male, alle mie le mie colleghe avversarie che stavo battendo, ma che mi sono camminiate sopra per un mio errore. Non mi interessa: io mi rialzo corro come si fa, con onestà e con forza.”
Secondo voi cosa avrà fatto questa atleta: si è ridata da fare al massimo o ha ripreso una corsa in base a quello che poteva fare? Ormai era rimasta ultima! Lo vogliamo vedere quello che ha fatto?
Sarebbe bello non cadere mai. Ma pensate che bello vincere dopo essere caduti tante volte! Ci siamo mai sentiti così come questa atleta? Sconfortati, sconfortate anche dopo tanto impegno a programmare qualcosa per poi ritrovarsi con la paura di non sapere come andrà a finire? Io no mai, assolutamente! Ovviamente, sto scherzando!
Quali sono le buche su cui cadiamo?
“Caspita, mi ero ripromesso che non avrei più dato uno schiaffo a mia moglie, e glielo ho dato un'altra volta!”
“Ho promesso che non avrei mai più aperto il mobiletto degli alcolici, e invece sono di qua di nuovo con questo bicchiere in mano.”
“Eccomi davanti l'ennesima volta a questo sito che mi ero ripromessa che non avrei più aperto.
No! Di nuovo ho lasciato a metà qualcosa che a evo cominciato... come per sempre!”
“La malattia è tornata! Eppure ho fatto tutto quello che mi dicevano i dottori... ma è tornata di nuovo! E adesso?”
“E questo lutto, questa perdita del mio caro mi fa così male ancora dopo tutto questo tempo! E adesso?”
Sconforto, depressione, preoccupazione... Sappiate che, se vi è successo, siete in ottima compagnia! Non siete soli, non siete sole! Ricordiamocelo, quando siamo proprio in quel momento del buio, quando siamo proprio in quello sconforto che non ti fa vedere nient'altro se non la caduta.
E poi, ragazzi, non so per voi come sia, ma non è la prima caduta che fa male, e neanche la seconda e la terza, perché sei fresco e ti puoi alzare; è la centesima caduta che è faticosa! Devi prenderti e rialzarti...La centunesima... Quando invece dovremmo essere già abituati a cadere a rialzarc, E invece no, sono quelle lì quelle difficili, quando cadi di nuovo, quando di muovo quel piede, mentre sei in velocità, lo appoggi male, e perdi l'equilibrio.
Perciò, in quel momento, quando vedi solo nero e pensi che sei caduto, che sei caduta per la centesima volta, non sei solo, no sei sola; e la Bibbia ce lo dimostra.
Giobbe aveva perso tutti i figli, il bestiame le ricchezze, e in ultimo la salute. Quante volte ci facciamo un taglietto sulla mano e ci brucia da morire quando condiamo l'insalata? Lui aveva dalla pianta del piede fino alla sommità del capo un'ulcera; nudo sulla cenere si trattava com un coccio...
Sarà stato sconfortato?
“Tanto che preferirei soffocare, preferirei morire piuttosto che vivere in queste mie ossa” (Giobbe 7:15)
“Ora mi consumo, mi hanno colto i giorni dell’afflizione. (Giobbe 29:16)
E Davide? Quanti bei versetti ci ha regalato Davide di inno al Signore, di adorazione, di ringraziamento? Ma quanto è stato sconfortato e afflitto Davide?
Davide era un pastorello, viveva felice con il suo gregge quando un giorno Dio ha pensato bene di mandare Samuele, di ungerlo e di dire a questo ragazzino che aveva quindici anni che sarà il nuovo re d'Israele. E da lì una schiera di persone che vorrebbe ucciderlo... Guai su guai: era sconfortato:
“Io grido con la mia voce al Signore; con la mia voce supplico il Signore. Sfogo il mio pianto davanti a lui, espongo davanti a lui la mia tribolazione.” (Salmo 142: 1-2)
E ancora Mosè. Era cresciuto in casa del faraone; un posto di privilegi, fino a quando uccide un egiziano perché questo egiziano bastonavano ebreo. Fugge nel deserto e va a fare il pastore. Ma che fa Dio? Lo richiama, perché era un grande corridore Mosè e non voleva interrompere la sua corsa appena dopo la caduta non poteva perché avrebbe fatto comodo a tanti. E allora Dio lo richiama e gli dice: “Ho un lavoretto facile per te: vai dal faraone e digli di liberare il mio popolo. E tu lo condurrai nella terra dove vivranno felici e beati, dove scorre latte e miele.”
“Mosè rispose e disse:”Ma ecco essi non mi crederanno e non ubbidiranno alla mia voce, perché diranno: Il Signore non ti è apparso” (Esodo4:1)
”Mosè disse al Signore:”Ahimè, Signore, io non sono un oratore; non lo ero in passato e non lo sono da quando tu hai parlato al tuo servo; poiché io sono lento di parola e di lingua” (Esodo 4:10)
Mosè ha provato per un attimo a rimanere lì per terra, sdraiato dopo la sua caduta; ma poi sappiamo quello che ha fatto quando ha obbedito al Signore.
E, ancora , Paolo! Paolo se fosse vissuto nella nostra epoca sarebbe il “life coach” per eccellenza! Paolo è il motivatore dei motivatori: “Correte la vostra gara! Riceverete la corona! Non vi scoraggiate! Edificatevi! State sempre aggrappati a Dio!”
Ma anche lui si è sconfortato perché era di carne:
“Mi è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca. Tre volte ho pregato il Signore perché l’allontanasse da me; ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. Per questo mi compiaccio in debolezze, ingiurie, in persecuzioni, in angustie per amore di Cristo; perché quando sono debole sono forte, allora sono forte.” (2 Corinzi 12:7-10)
Non si sa bene cosa fosse questa spina di cui parla Paolo; potrebbe essere una metafora spirituale, o che avesse qualcosa all'orecchio o all'occhio o un altro tipo di malattia. Però aveva qualcosa che lo faceva soffrire; la sua carne umana stava soffrendo, e ha chiesto a Dio di liberarlo da quel dolore. Dopo tutto quello che stava facendo per Dio, pure questa spina! Beh, avrà avuto tutto diritto di sconfortarsi ma non è rimasto nello' sconforto; tutti sappiamo quello che ha fatto Paolo.
E basta! Poi nella Bibbia non ci sono altri sconfortati: siamo io, Giobbe, Davide, Paolo... C'è qualcun altro che era sconfortato? Qualcuno di leggermente importante, citato proprio al volo della Bibbia?
“Allora Gesù andò con loro in un podere chiamato Getsemani e disse ai discepoli: «Sedete qui finché io sia andato là e abbia pregato». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a essere triste e angosciato. Allora disse loro: «L’anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me». E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Matteo 26:36-39)
Ho letto molte volte questa parte nella Bibbia scritta dai vari Apostoli, ma non avevo mai fatto caso che Gesù lo chiede tre volte, come Paolo; tre volte Gesù fa questa preghiera al Padre.
Lo sconforto è umano, e Gesù il corridore per eccellenza, il vincitore tra i vincitori, anche lui è stato sconfortato, angosciato. E chissà Satana quanto ha gioito in quel momento dicendo : “E vai adesso se non si rialza, ce la battiamo io e te, Dio!”
Invece no: si è alzato più forte di prima. Ha abbracciato la sua croce, la nostra croce e ha vinto la sua gara.
Adesso direte : “E vabbè, sì Lucia. Sì, ci hai dimostrato che lo sconforto è normale; ce l'abbiamo tutti, pure Gesù. Ma a me non cambia niente, perché il mio cuore comunque è sconfortato, perché comunque i miei problemi rimangono. Io vedo solo buio!”
Ma abbiamo tre alleati, tre antidoti, tre armi, chiamatele come volete; tre doni preziosi che possiamo usare quando siamo sconfortati, che sono un po' come la base del soffritto quando cucinate. Qui la maggior parte siamo donne, non so se vi piace cucinare, ma piace anche maschietti adesso cucinare; sedano, carote e cipolla, la base con cui puoi fare tutto.
Il cuore sono questi tre ingredienti fondamentali del regno cristiano: Fede, Bibbia e Preghiera.
Non ci serve nient'altro; la cosa che ho fatto maggiormente stanotte e nell'ultima settimana era pregare pregare pregare pregare, e dire: “Ci sei tu lassù che controlli tutto. Non lo so dove andiamo, ma va bene così: io ci sono. Io sto qui, aspetto che tu mi faccia vedere cosa dire.” Fede, Bibbia e Preghiera.
Fede
Giobbe, il nostro amico Giobbe, l'abbiamo lasciato che era afflitto e sofferente:
“Io riconosco che tu puoi tutto e che nulla può impedirti di eseguire un tuo disegno … Sì ne ho parlato; ma non lo capivo; …Ti prego, ascoltami e io parlerò; ti farò delle domande e tu insegnami! … Perciò mi ravvedo, mi pento sulla polvere e sulla cenere.” (Giobbe 42:2-6)
"Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo – dice il Signore – progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza.“ (Geremia 29;11)
E' come quando si va in una città che non si conosce: si mette il navigatore e ci si affida, perché il navigatore sicuramente sa più di noi. Dio è il navigatore della nostra vitan; non sappiamo i nostri passi dove ci condurranno, non sappiamo neanche cosa succederà fra due minuti... Affidiamoci a lui nel buio più profondo; ovunque ci troviamo, fermiamoci e diciamo: “Signore io vengo dove vai tu!”
Fidatevi, fidiamoci. La Fede è la prima cosa; senza di quella non si va da nessuna parte.
Parola
L'importanza della parola. Ora è facile comunicare; abbiamo WhatsApp, Messenger, prima c'era Twitter e ora i ragazzi più giovani hanno Tik Tok. Ma all'epoca in cui pochi sapevano scrivere a malapena il nostro padre Celeste ci ha lasciato la Parola; ci ha lasciato tutto scritto. E' tutto lì: dobbiamo soltanto avere la costanza di aprire quel libro e leggere:
“Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore.” (Ebrei 4:12)
”Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3:16)
Preghiera
eE, per terza la preghiera. La preghiera è il filo diretto con Dio. Non dovete neanche aspettare di avere campo, di avere il cellulare carico, di aver pagato il vostro abbonamento telefonico; e wireless, ma proprio la forma top, la forma 2.2 del wireless!
La preghiera; fermiamoci e preghiamo sempre, perché è l'unico modo per metterci in contatto con il nostro Dio, e per sapere questo suo navigatore dove ci vuole condurre:
“Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.” (Filippesi 4:6-7)
”Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera.” (Romani 12:12)
Siamo in questa gara, la dobbiamo correre, ragazzi! Lavoreremo comunque perché i nostri giorni li decide il Signore, ma a noi ci aspettala decisione di quei piccoli millesimi di secondi; i secondi in cui siamo per terra, dove non vediamo più nulla, dove sentiamo soltanto la nostra testa che ci dice che è finita, che non ce la possiamo fare ad andare avanti, non possiamo ricominciare... E' lì entriamo in gioco noi con la nostra volontà. E' lì che allora, sì, bisogna alzarsi su.
Fede, Bibbia e Preghiera... e il nostro Signore non ci abbandona!
Perciò, ricordiamoci: Dio è in controllo, la Parola mi conforta e mi fortifica, la Preghiera mi tiene in costante contatto con Dio. Eccoli i tre antidoti contro lo sconforto. Non perché le cose da lì in poi andranno meravigliosamente e voi salterete per i campi fischiettando; no. Ma perché avrete qualcuno potente all'ennesima potenza che andrà davanti a voi e se vuoi tribolate lui vi farà da scudo.
Preghiamo.
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Il piano di Gesù non era quello di risolvere solamente i problemi legati alla nostra vita quotidiana, ma di risolvere in maniera globale il problema della VITA: quella scritta tutta in maiuscolo. Quella eterna! Come risurrezione e vita, Gesù sarà sempre lì, al nostro fianco per noi. Credi tu questo?
Immaginatevi di avere un familiare gravemente ammalato, che rischia la vita, e di sapere che c'è uno specialista che potrebbe salvarlo...e che quello specialista è amico vostro...
“C’era un ammalato, un certo Lazzaro di Betania, del villaggio di Maria e di Marta, sua sorella. Maria era quella che unse il Signore di olio profumato e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; Lazzaro, suo fratello, era malato. Le sorelle dunque mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».” (Giovanni 11:1-3)
Marta e Maria stanno affrontando davvero questa situazione:sanno che Gesù ha ridato la vista ai ciechi, ha guarito i lebbrosi e ha scacciato i demoni dagli indemoniati. E tutti questi erano per lui “estranei.”
Ma Lazzaro non è un estraneo. Anzi, Lazzaro, Marta e Maria erano grandi amici. Gesù era stato lì per i fine settimana; aveva mangiato alla loro tavola, era come uno di famiglia.
Così, sembra naturale chiedere a lui che intervenga...ma Gesù non interviene...Anzi, deliberatamente rifiuta di andare...minimizza la gravità della malattia:
“Gesù, udito ciò, disse: «Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato»” (Giovanni 11:4)
E così, accade quello che Maria e Marta temevano, quello che, chiamando Gesù, volevano evitare:
“Gesù dunque, arrivato, trovò che Lazzaro era già da quattro giorni nel sepolcro... Marta dunque disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto...” (Giovanni 11:17, 21-22)
Come si saranno sentite Marta e Maria? Confuse.? Deluse? Un po' imbrogliate? Perché Gesù non aveva guarito Lazzaro; non era stato neppure al suo funerale?
Quando Gesù arriva a Betania, Lazzaro è stato sepolto da quattro giorni. È passata un'intera settimana da quando Gesù ha ricevuto il messaggio della malattia.Lazzaro è morto quattro giorni fa; e lui stava a quattro giorni di cammino... non ce l'avrebbe fatta a raggiungere Lazzaro prima che morisse!
Però, un attimo,Gesù ha guarito il servo del Centurione a distanza...Ha guarito un “estraneo”...Perché non l'amico Lazzaro? Se lo chiedono persino le persone davanti al sepolcro!
“Ma alcuni di loro dicevano: «Non poteva, lui che ha aperto gli occhi al cieco, far sì che questi non morisse?»” (Giovanni 11:37)
Sono convinto che se lo era chiesto anche Marta, quando aveva detto: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto..." (v. 21)
Ti suona familiare? Le parole della folla non sembrano le mie, e le tue? Parole che abbiamo detto ad alta voce, o pensato tra noi e noi, davanti a momenti bui delle nostre vite? “Dio, se tu avessi fatto il tuo lavoro questa situazione non sarebbe accaduta. Se tu avessi usato il tuo potere, non saremmo in questa situazione. Ero nel bisogno e Tu non ti sei fatto vivo.”
Non c'è bisogno di stare davanti a una tomba, o di assistere alla malattia di un caro, per avere pensieri come questo. Bastano anche eventi più piccoli, inciampi quotidiani per dirle o pensare.Delusione. Confusione. Dolore. Si presenta in ogni tipo di forma.
Abbiamo fede, preghiamo, leggiamo la Bibbia, ci impegniamo verso il prossimo, siamo leali e veritieri...Perché, allora, Gesù, ti volti dall'altra parte, e non fai nulla! Dov'è Gesù quando ne abbiamo bisogno? E anche noi facciamo eco alle parole di Davide:
“Fino a quando, o Signore, mi dimenticherai? Sarà forse per sempre? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? Fino a quando avrò l’ansia nell’anima e l’affanno nel cuore tutto il giorno? Fino a quando s’innalzerà il nemico su di me?” (Salmo 13:1-2).
La fede dice: "Gesù non ci deluderà mai", il dolore dice: "Mi sento deluso, mi sento delusa". Marta e Maria si sentivano così. Anche noi possiamo sentirci così.
“Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Marta gli disse: «Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà, e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?»” (Giovanni 11:23-26)
Gesù non voleva non guarire Lazzaro, ma non voleva SOLO guarire la malattia di Lazzaro:Il suo piano era molto più alto, mirava a dare una risposta totale, e per sempre ai problemi della vita di Lazzaro...e di tutti i Lazzaro che si sarebbero rivolti a lui...come me... come te che mi ascolti oggi!
Vedete, i momenti difficili non smentiscono l'amore di Dio. Le difficoltà della vita non smentiscono che Gesù si preoccupi.Giovanni 11:35 ci consegna il versetto più corto di tutta la Bibbia, ma il più ricco di significato per chi si trova nel bisogno, nella disperazione, nel dolore:
“Gesù pianse.” (Giovanni 11:35)
Gesù è l'Emmanuele, colui che abbiamo celebrato a Natale, il Dio con noi non solo nella gioia, non solo nella festa, ma anche, e soprattutto nei momenti bui.
Il Figlio di Dio piange con noi. Piange il nostro dolore. Sente il nostro dolore. Isaia, più di settecento anni prima,lo aveva descritto così:
“Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna.” (Isaia 53:3)
Gesù è l'uomo dei dolori. E' colui che salirà la croce per spezzare ogni dolore, e dare una nuova vita, perché la sua morte divenga la porta attraverso cui potranno passare tutti coloro che crederanno in lui. Ma, all' epoca della morte di Lazzaro la sua morte e la sua risurrezione dovevano ancora arrivare. Nessuno conosceva ancora la potenza della croce.
Non so perché Gesù pianga; se per l'amico morto, o per la tristezza di Marta e Maria, o perché vede che la gente là attorno, anche coloro che lo conoscono e lo amano, si fermano a vedere ciò che c'è ora, e non ciò che ci sarà... se crederanno...
“Credi tu questo?” (v.26)
Mentre la gente lo critica perché lui era arrivato in ritardo per i miracolo, è come se lui dicesse:"Aspettate un attimo, qui c'è in gioco molto di più. Non la vita, la VITA, quella scritta tutta in maiuscolo! Quella eterna! Io sono la risurrezione e la vita".
Ci preoccupiamo tanto di cose come il matrimonio, la carriera, la posizione sociale. Siamo occupati, e preoccupati di tante cose durante le nostre giornate, diamo priorità a tutto...ma dimentichiamo la parte più importante...Marta lo aveva appreso da Gesù, quale fosse la parte importante:
“Marta aveva una sorella chiamata Maria, la quale, sedutasi ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Ma Marta, tutta presa dalle faccende domestiche, venne e disse: «Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria. Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta».” (Luca 10:39-41)
Dovremmo essere più Maria, fermarci ad ascoltare il Maestro di più...e ci ritroviamo ad essere tante Marta, indaffarate, preoccupate, sudate... lamentone...
Gesù, davanti alla tomba del fratello, stava ricordando a Marta, ancora una volta, la prospettiva eterna che le era sfuggita durante quella visita a casa sua.Ancora una volta le chiede di concentrarsi su quella!(
“Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà, e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?” (vv. 24-26)
Attenzione al verbo che usa Gesù:“Io sono”: in greco è declinato al “presente indicativo attivo”che esprime un'azione che sta succedendo nell'esatto momento in cui viene pronunciato.
Non è "Io sarò la risurrezione e la vita" ma Gesù afferma a Marta: “Io SONO la resurrezione e la vita!In questo momento tu puoi essere già risorta: sta accadendo in questo momento. Ci credi, Marta?Ci credi che puoi ottenere questo se tu ti fidi, se tu ti affidi a me, Marta?”
Gesù non si concentra solo sul superamento della morte. Gesù ci mostra come possiamo godere della vita.Gesù è venuto per dare la vita. Per darci la forza di cui abbiamo bisogno, che è più che sufficiente per affrontare i nemici che dobbiamo affrontare in questa vita.
Nemici come il dubbio. Nemici come la confusione, la delusione, la rabbia per il passato o per le ingiustizie subite. Nemici che cercano di trascinarci giù e di portarci via.Nemici che ci fanno dubitare che Gesù sia realmente interessato, che voglia coinvolgersi con le nostre vite.Ma Gesù è vicino; Gesù promette una soluzione non agli inciampi della vita ma alla vita in se...promette che, se ci focalizziamo sul dono eterno, su quella croce e su quella resurrezione che tra qualche settimana celebreremo, noi saremo vincitori.
“Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati.” (Romani 8:37)
Mi piace la parafrasi che la Bibbia “La Parola è vita” fa di questo versetto
“Ma anche se affrontiamo tutte queste cose la vittoria schiacciante è nostra, grazie a Cristo, che ci ha tanto amato da morire per noi.” (Romani 8:37 PV)
Non solo vincitori:più che vincitori, una vittoria schiacciante...vale un 7 a 0 a calcio, 6-0 6-0 6-0 a tennis, un giro di distacco al secondo in Formula 1...
Quando ci serve di ricordarcelo? Quando non raggiungiamo i nostri obiettivi. Quando le nostre aspettative non vengono soddisfatte. Quando ci troviamo in quel luogo di delusione, di confusione di "perché proprio adesso, perché proprio a me?".
Dopo tutto quello che ho detto potresti essere portato, o portata a pensare che Gesù NON si occuperà MAI di te...dei tuo inciampi, delle tue cadute. TI prego, non pensarlo mai! Non essere come Marta!
“Gesù disse: «Togliete la pietra!» Marta, la sorella del morto, gli disse: «Signore, egli puzza già, perché siamo al quarto giorno». Gesù le disse: «Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?»” (Giovanni 11:39)
Gesù si occuperà anche di quello; dei tuoi problemi di tutti i giorni, del tuo matrimonio in crisi, del lavoro che non arriva, della malattia piombata nella tua vita...della tomba chiusa... con un cadavere che puzza... Gesù intervenne nella vita di Marta e Maria, e Lazzaro visse di nuovo...e di nuovo morì...anche se era già risorto...E non sulla terra, ma al cospetto di Dio, come credente.
Immaginatevi di essere gravemente ammalati, di rischiare la vita, e non quella terrena, ma quella eterna.E di avere uno specialista che ha già vinto la morte per noi...e che quello specialista è amico vostro...
E di sapere che i momenti difficili non smentiscono l'amore di Dio. Le difficoltà della vita non smentiscono il fatto che a Gesù importa di te!
Come risurrezione e vita, Gesù sarà sempre lì, al nostro fianco per noi.
“Credi tu questo?”
Preghiamo.
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Anche se non ci siamo mai stati, ognuno di noi, ha visto almeno un deserto. Non i deserti della terra, ma quelli dell'anima: quelli della paura, della solitudine, della dipendenza, della rabbia, della povertà... Molti di noi, come Gesù e grazie a Gesù, ne sono usciti. E quel Gesù che ha vinto il deserto ci chiede di essere un ponte per altri che scavalchi i loro deserti.
Quando pensi alla tua vita, pensi ad un bicchiere mezzo pieno, o a uno mezzo vuoto? E come credente, cosa ti aspetti che faccia Dio? Che forse lo riempia? Lo farà... ma non attraverso le opere del mondo. Non ora, ma alla fine. Ma quando tornerà il Figlio.
Nei miei trenta anni di servizio come pastore di questa e di altre chiese uno degli aspetti con cui mi sono sempre dovuto confrontare era la frustrazione.
Di quale frustrazione sto parlando? No, non quella della crescita della chiesa in senso di numeri.Vivendo in un piccolo centro di una provincia poco popolata e mal collegata e in generale “refrattaria” alle novità sapevo da subito che la chiesa locale non sarebbe mai stata di centinaia, ma piuttosto di decine... e poche decine.
Vi faccio vedere fisicamente la cosa per cui ero frustrato:
Questa è l'immagine perfetta che la rappresenta: un bicchiere mezzo vuoto.
La frustrazione era di vedere come molte persone avrebbero potuto essere felici se solo avessero accettato di muoversi da dove erano. Se avessero smesso di comportarsi come bambini, di avere il complesso di Calimero (quello che dice ce l'hanno tutti con me perché sono piccolo e nero) ma avessero guardato avanti, vedendo le benedizioni e non gli ostacoli, vedendo la metà piena del bicchiere e non la vuota, e avessero accettato il cambiamento, senza cercare di utilizzare i vecchi metodi del mondo.
Devo dire che questa frustrazione continua ancora...perché, in fondo, anche io tendo ad essere così,a vedere ciò che manca e non ciò che c'è già.
Meno male che, leggendo la Bibbia ho trovato solidi “compagni di sventura”;da Mosè fino a Paolo.
Ed è proprio ad Mosè che voglio partire:
“Mosè e Aaronne dissero a tutti i figli d’Israele: «Questa sera voi conoscerete che il Signore è colui che vi ha fatti uscire dal paese d’Egitto. Domattina vedrete la gloria del Signore, poiché egli ha udito i vostri mormorii contro il Signore. “ (Esodo 16:6-7 a)
Con queste parole, Mosè anticipò il miracolo della manna che il Signore stava per fare a pro del popolo uscito dall'Egitto.
Che strano, non trovate, che Mosè debba dire al popolo che "questa sera" vedranno la gloria del Signore? Come mai dice così, se già avevano visto il Signore in azione più volte, sia nelle dieci piaghe d'Egitto e sia nel passaggio del Mar Rosso? Non avevano già conosciuto la potenza del Signore?
“Tutta la comunità dei figli d’Israele mormorò contro Mosè e contro Aaronne nel deserto. I figli d’Israele dissero loro: «Fossimo pur morti per mano del Signore nel paese d’Egitto, quando sedevamo intorno a pentole piene di carne e mangiavamo pane a sazietà! Voi ci avete condotti in questo deserto perché tutta questa assemblea morisse di fame!» “ (Esodo 16:2-4)
Evidentemente non era bastato; evidentemente il popolo era concentrato su quello che mancava nel bicchiere, dimenticando quello che c'era, ovvero che ERANO SALVI!
Fermati un attimo e rifletti:quali miracoli hai visto nella tua vita? E quali non hai visto, o non hai visto ancora?
Ma (e adesso, sii onesto, sii onesta),quali sono più presenti nella tua mente?A quali pensi più spesso?A ciò che già hai visto e ricevuto, o all'altro?Quale parte del bicchiere stai guardando?Il sotto, mezzo pieno,o il sopra, mezzo vuoto?
Facciamo un salto di qualche migliaio di anni, ed arriviamo a Paolo.Quando leggiamo 2 Corinzi 13:1-10 troviamo Paolo, probabilmente uno dei migliori ministri del Vangelo, che esprime una certa frustrazione nei confronti delle congregazioni di Corinto. Leggiamo 2 Corinzi 13:1-10
“Questa è la terza volta che vengo da voi. Ogni parola sarà confermata dalla bocca di due o tre testimoni. Ho avvertito quando ero presente tra di voi la seconda volta e avverto ora, che sono assente, tanto quelli che hanno peccato precedentemente quanto tutti gli altri che, se tornerò da voi, non userò indulgenza...” (2 Corinzi 13:1-2)
“Questa è la terza volta che vengo da voi.Questa è la seconda lettera. Ho già scritto in precedenza. Non sembra essere cambiato nulla...e quando arrivo lì da voi sono cavolo vostri”. Che ne dite, c'è un un po' di frustrazione nella parole di Paolo non è vero?
Paolo esprime tutta la sua frustrazione, perché vede che i Corinzi, nonostante tutto quello che avevano ricevuto da lui, ma soprattutto nonostante quello che avevano ricevuto da Gesù ( LA SALVEZZA!), stavano “ritornando indietro”.
Quello che avevano già ottenuto il bicchiere mezzo pieno, non sembrava abbastanza...e cercavano di riempirlo con “altro”, che non fosse Cristo.
Paolo esorta i Corinzi a cambiare i loro modi dicendo:
“Infatti temo, quando verrò, di non trovarvi quali vorrei e di essere io stesso da voi trovato quale non mi vorreste; temo che vi siano tra di voi contese, gelosie, ire, rivalità, maldicenze, insinuazioni, superbie, disordini...” (2 Corinzi 12:20)
Cosa è che bramano i Corinzi? Di avere tutto il bicchiere pieno! Ma Gesù non aveva detto “Ma per voi non deve essere così; anzi, il più grande tra di voi sia come il più piccolo, e chi governa come colui che serve.” ( Luca 22:26) ?
E per avere il bicchiere pieno, in questo mondo, devi fare esattamente quello che facevano i Corinzi:contendere, far uscire l'ira per prevalere sugli altri...In una parola, essere come eri prima, non cambiare.
Qui Paolo fa riferimento alla loro resistenza al cambiamento che ha causato disunità nella chiesa. Ma Paolo sapeva che la resistenza al cambiamento non solo ostacolava la crescita spirituale della chiesa, ma soprattutto quella individuale.
Quanto sei “resistente” al cambiamento? Quanto stai cercando di conservare altre coseper avere tutto il bicchiere pieno?E quanto sei frustrato o frustrata di vedere che il bicchiere rimane mezzo vuoto?
Se non lo sei affatto, alleluja! In qualsiasi momento della vita di credente tu ti trovi da curioso, a neo credente, a credente maturo, a credente stravecchio, la verità di Cristo che ti ha reso una nuova creatura ti appartiene!
Se invece hai una qualche frustrazione, piccola o grande che sia, ascolta ciò che Paolo chiede ai Galati:
“O Galati insensati, chi vi ha ammaliati, voi, davanti ai cui occhi Gesù Cristo è stato rappresentato crocifisso? Questo soltanto desidero sapere da voi: avete ricevuto lo Spirito per mezzo delle opere della legge o mediante la predicazione della fede? Siete così insensati? Dopo aver cominciato con lo Spirito, volete ora raggiungere la perfezione con la carne?” (Galati 3:1-3)
Paolo afferma: “E' da deficienti – insensati, glie lo dice due volte – pensare di ottenere con le cose del mondo( e in questo caso erano le regole della tradizione ebraica, i sacrifici, i lavaggi ecc:)la parte che vi manca ancora per essere perfetti.”; ovvero, riempire il bicchiere, avere tutto e oltre quello che abbiamo già.
Più avanti Paolo dice loro:
“Come vorrei essere con voi adesso e non parlarvi con questo tono, perché a questa distanza francamente non so più che cosa fare per voi! (C'è ben un bel po' di frustrazione qui!) Ora ditemi, voi che pensate di dover obbedire alle leggi ebraiche per essere salvati, perché non volete capire il vero significato di quelle leggi? Infatti le Scritture ci dicono che Abramo ebbe due figli: uno dalla moglie schiava ed uno da quella libera.Non ci fu niente di straordinario nella nascita del bambino della schiava. Ma il bambino della moglie libera nacque soltanto in seguito ad una promessa di Dio.” (Galati 4:20-23 PV)
In sostanza Paolo dice che Abraamo aveva provato a riempire il bicchiere dove mancava un erede che proseguisse la stirpe per adempiere alla promessa di avere una discendenza numerosa quanto le stelle del cielo con la “procreazione assistita” e i metodi del mondo mentre Dio aveva già in progetto la procreazione assistita e il metodo “miracolo di Dio”.
Quale dei due ebbe successo? Fu Ismaele o Isacco l'erede, il sostegno, la prosecuzione della stirpe, l'antenato di Cristo, la “risata di Dio” da cui viene il nome Isacco?
Paolo era frustrato:i Galati avevano tutto... in una sola parola:Cristo. Erano SALVI! Qualsiasi cosa fosse accaduta! Paolo era disposto a mettere in discussione la sua stessa vita per far sì che i Galati raggiungessero la maturità spirituale. Ma doveva fare i conti con la natura umana dei Galati.
Paolo sapeva che il cambiamento è essenziale per crescere in Cristo,ma i Galati cercavano la perfezione,il bicchiere pieno, nelle cose del mondo, nelle tradizioni, nei gesti che tutti gli altri facevano.Erano a quelle funi che si attaccavano, e non volevano mollare!
A cosa ti aggrappi del tuo vecchio io? A quale fune? Quale fune del mondo pensi ti darà ciò che desideri? Quale pensi che Dio dovrebbe lanciarti...e non lo fa... ed è per quello che scegli l'altra?
Se non ti aggrappi a nessuna fune se non quella di Cristo risorto, allora, di nuovo alleluja! Per te valgono le parole di Paolo ai Tessalonicesi:
“Voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore, avendo ricevuto la parola in mezzo a molte sofferenze, con la gioia che dà lo Spirito Santo, tanto da diventare un esempio per tutti i credenti della Macedonia e dell’Acaia. … la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo, di modo che non abbiamo bisogno di parlarne...” (1 Tessalonicesi 1:6-8)
Se invece aspetti ancora una fune da Dio per raggiungere ciò che credi manchi alla tua vita, vorrei poterti dire che Dio te la lancerà, prima o poi...ma sarei un bugiardo se ti dicessi che te la lancerà al 100%. Potrebbe...come anche no.Perché?Perché viviamo in un mondo caduto, dove non è fatta la volontà di Dio, ma quella del mondo?
Ti ricordi come ci ha insegnato Gesù a pregare il Padre? “...sia fatta la tua volontà, come in cielo, anche in terra.” (Matteo 6:10). E' un auspicio, qualcosa che ancora non c'è,una preghiera; e si prega ciò che non è ancora accaduto, affinché accada.
E tu mi dirai: “Che bella prospettiva Marco!Allora il mio bicchiere resterà per sempre mezzo vuoto!”
La risposta è: no! E non lo dico io, ma Paolo: ai Galati aveva detto:
“Siete così insensati? Dopo aver cominciato con lo Spirito, volete ora raggiungere la perfezione con la carne?” (Galati 3:3)
Paolo dice che c'è una perfezione da raggiungere, ma non con la “carne”, con il mondo.Ma quando?
“Sono sicuro che Dio, che ha cominciato in voi la sua opera, vi aiuterà a crescere nella sua grazia fino a completare questa sua opera in voi il giorno in cui Gesù Cristo tornerà.” (Filippesi 1:6 PV)
“...adesso possiamo vedere e capire soltanto molto poco di Dio, come se guardassimo in uno specchio appannato. Ma un giorno lo vedremo, faccia a faccia, e lo conosceremo completamente. Ora tutto quello che conosciamo è confuso e annebbiato, ma allora vedremo tutto chiaramente, proprio come il Signore vede nel mio cuore in questo momento.” (1 Corinzi 13:12 PV)
Cosa vede in questo momento nel tuo cuore Cristo? Vede qualcuno o qualcuna che accetta la misura della sua vita mezza piena perché la reale pienezza arriverà soltanto quando Gesù tornerà?
Nei miei trenta anni di servizio sono stato spesso frustrato nel vedere credenti “tiepidi”. Ma il Signore ha più spesso riempito il mio bicchiere con la vita di credenti caldi, ferventi, che avevano capito quando il loro bicchiere sarebbe stato riempito da Cristo e hanno vissuto la loro vita in attesa di quel giorno del giorno in cui Cristo sarebbe tornato.
Preghiamo.
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Cominciamo con questa immagine di un leone e un agnello assieme. Spero e penso che questo sia un fotomontaggio perché quel povero agnellino non credo che avrebbe fatto una bella fine lì davanti a questo bel leone maestoso.
La nostra Bibbia parla di questi due animali:
“Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa; chi oserà farlo alzare? Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli.” ( Genesi 49:9-10)
Qui è Giacobbe che parla a Israele e sta benedicendo i suoi 12 figli che sono le12 tribù che poi conosciamo nella Bibbia; vengono nominate più volte e questa è la parte in cui benedice Giuda.
Gli dice:”Sei un leone, un leone che si stabile nessuno potrà smuoverlo, non sarà tolto lo scettro a Giuda né il bastone del comando.” Chi è che ha lo scettro? Un re, e da Davide in poi tutti i re che sono stati i re ufficiali che ci ha avuto Israele sono discesi tutti dalla tribù di Giuda.
Questo di cui parla Genesi poi si è riscontrato nei secoli a venire. È vero, nessuno più ha potuto togliere lo scettro a Giuda, fin quando poi arriverà colui al quale esso al appartiene, fin quando non arriverà Gesù; noi sappiamo che Gesù è discendente di Davide e di Giacobbe.
Quindi immaginiamoci questo leone fiero. Pensate di essere nella foresta e il leone è il nostro re; siamo al sicuro, lui è fiero, è potente, è coraggioso, tutti lo temono, possiamo stare tranquilli.
Questo è il nostro Gesù, un leone, un re che ci protegge... Però, se andiamo avanti a leggere nella Bibbia, troviamo anche queste parole:
“Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca.” (Isaia 53:7)
“…sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso Sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia.” (1 Pietro 1:18-19)
Che è successo? Che è successo al leone? Immaginatevi un leone possente che si fa catturare, fermo silenzioso si fa legare, si fa frustare, si fa a uccidere senza muoversi. Qui non abbiamo più il leone... ma al suo posto abbiamo l'agnello.
Quanto sono diverse queste due figure? Vi immaginate l'agnello che va a dominare nella savana, che tutti lo rispettano, e quando passa lui tutti tremano, “Guai a voi, ha parlato l'agnello!”?
Parliamo sempre di Gesù come leone e come agnello ma non mi ero mai soffermata su queste due caratteristiche; come può una persona essere descritta allo stesso tempo come agnello e come leone? Come fa un leone a diventare agnello, e un agnello a diventare leone?
E allora dobbiamo fare un salto da Genesi e passare ad Apocalisse; lì ci viene spiegato perché.
Immaginiamoci Giovanni: vive in un'isola del Mar Egeo che sta portando la Parola. Viene rapito dallo Spirito del Signore e si trova davanti un trono che sta nel Cielo.
Immaginatevi la scena: su questo trono c'è Dio, intorno ventiquattro troni più piccoli dove sono seduti gli anziani, davanti a loro un mare di cristallo, e davanti a questo trono Giovanni timido, intimorito; io mi immagino la sua ansia.
E poi, quattro creature, con occhi avanti e dietro; un libro nella mano destra di Dio dove c'è scritto dentro e fuori con sette sigilli; una scena che neanche Hollywood avrebbe saputo disegnare meglio e immaginare meglio. E questi anziani e queste creature che lodano il Signore e che si inchinano; poi si cerca qualcuno, qualcuno che possa aprire questo libro perché nessuno lo può aprire, non si può neanche guardare, soltanto chi è senza macchia, senza peccato lo può fare.
E allora Giovanni si inginocchia e scoppia a piangere perché nessuno può aprire questo libro; tutta questa scena, tutta questa grande adorazione... E poi non si trova nessuno che apra questo libro. Giovanni è disperato, piange:
“Uno degli anziani mi disse:”Non non piangere; ecco, il leone della tribù di Giuda, il discendente di Davide, ha vinto per aprire il libro e i suoi sette sigilli” (Apocalisse 5:5)
Immaginatevi come si è rincuorato Giovanni: “Meno male, hanno trovato qualcuno, il leone!”. Io penso si sarà girato per vedere il leone che arriva; intanto i ventiquattro anziani che lodavano il Signore e le creature si inginocchiano per questo leone... e poi il leone è arrivato! Leggiamo il versetto successivo:
“Poi vidi, in mezzo al trono e alle quattro creature viventi e in mezzo agli anziani, un Agnello in piedi, come immolato, e aveva sette corna e sette occhi, che sono i sette spiriti di Dio, mandati per tutta la terra. Egli venne e prese il libro dalla destra di colui che sedeva sul trono. Quando ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all'Agnello, ciascuno con una cetra e delle coppe d'oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi. Essi cantavano un cantico nuovo, dicendo: «Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato a Dio, con il tuo sangue, gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra».” (Apocalisse 5: 6-10)
E' arrivato il leone! E invece, chi è arrivato? E' arrivato l'agnello! Ma come? Gli anziani gli hanno detto sarebbe arrivato un leone potente, che solo lui poteva aprire il libro? E invece arriva un agnello; e questo agnello come era? Candido, pulito, fresco, appena pettinato con tutti i ricciolini di lana? No, aveva i segni della morte, della sofferenza...però era vivo. Era vivo! Sì è morto, sì ha sofferto, ma era vivo!
Trovo che la Bibbia ha tanti passi meravigliosi, ma credo che questo sia uno di quei passi dove veramente ti fa dire:”Caspita che Dio che ho! Come si fa a non credere in un Dio così?” E lo sapete perché il leone è l'agnello o e l'agnello è il leone? Il leone si è conquistato il titolo di re perché si è abbassato ad essere un agnello, perché si è spogliato di tutta la sua maestosità, del suo potere della sua forza.
Noi a volte ci innalziamo perché chissà chi ci crediamo di essere; lui si è spogliato, e come un agnello mite, mansueto e indifeso si è fatto uccidere per noi; perciò Gesù è il leone e agnello, è primo e ultimo, è sangue intenso rosso ma che lava e pulisce e sbianca.
Gesù è morto ma è una morte che salva e dà la vita; se non è perfezione questa! E' perfetto in tutto, è l'alfa e l' omega,; in lui c'è tutto, possiamo trovare qualsiasi caratteristica.
E noi? Vi ricordate di Efesini 5: 1 lo diciamo spesso questo versetto:
“Siate dunque imitatori di Dio, come figli amati...” ( Efesini 5: 1 a)
Che facciamo noi, come ci posizioniamo in questa storia? Come possiamo essere leone e agnello in questa società? Se siamo nati in questo periodo e in questa società è perché noi qui dobbiamo essere devoti all'Agnello; qui potremmo parlare giorni e giorni, ore ed ore, ci sono tantissimi versetti nella Bibbia che ci dicono di come possiamo essere leoni e agnelli. Ne parleremo nel dettaglio un'altra volta, però adesso è giusto che ci riflettiamo qualche minuto, perché così possiamo mettere in pratica da subito, da quando usciamo da qui, quello che abbiamo imparato oggi sul nostro Signore:
“Ecco, vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Matteo 10:16)
Non avevo mai fatto caso di quanti animali si parli nella Bibbia!
”Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.” (Matteo 28:19)
”Non ti prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.” ( Giovanni 17:15-16)
E qui è Gesù che parla! “Vi mando... Andate..” Non è un : “Ragazzi se fate quattro chiacchiere con la gente...”. Ma è :“Andate! Io vi mando, io, il Signore!” Qui Gesù dice ala Padre di non toglierci dal mondo ma di aiutarci perché il maligno ci attaccherà; più cerchiamo di farci forza e più ci succede di tutto. Il maligno ci attaccherà; ma che abbiamo noi? Abbiamo Gesù che sta pregando per noi e ha cominciato da tempo e tempo.
È così che dobbiamo essere; pecore, agnelli, dobbiamo stare nel mondo, dobbiamo stare in mezzo alla gente. Magari anche facendo due chiacchiere con la cassiera che ci sta passando il conto, oppure con chi è prima di noi nella fila al supermercato o magari con qualcuno al bancone dei surgelati. Una parola ai nostri amici, ai nostri parenti, ai nostri colleghi di lavoro. Certo Adesso ci sono anche i social, e perché no, magari si può parlare con la gente anche attraverso i social. Ma per stare nel mondo, per mischiarsi con il mondo, bisogna essere leoni per farlo.
Mettersi in gioco, amare gli altri; bisogna essere coraggiosi per farlo, perché spesso sappiamo che diamo il nostro amore agli altri, che diamo la nostra disponibilità, ma la maggior parte delle volte non ci viene dato niente in cambio. Quante volte siamo stati delusi e feriti da qualcuno, e ti viene da dire: “Io non faccio più niente per nessuno”; è lì che dobbiamo essere leoni ruggenti, con coraggio. Continuare a mischiarci a darci agli altri... però come agnelli, umili, pronti ad ascoltare.
Spesso le persone hanno solo bisogno di raccontarsi; perché abbiamo mille modi per comunicare, WhatsApp, Facebook Instagram, Skype Google Meet, i più giovani Tik Tok … Si può comunicare in mille modi, ma la maggior parte della gente è sola, non parla con nessuno.
Quindi siamo umili, ascoltiamo gli altri, confortiamoci con gli altri. Diamo sempre una parola positiva, lasciamo magari il nostro posto se serve a qualcun altro, che noi poi possiamo farne almeno. Cerchiamo di non averla sempre vinta, lasciamo anche correre; immoliamoci per gli altri per amore di Gesù, perché lui l'ha fatto per noi.
Riassumendo: andiamo nel mondo, stiamo con gli altri, troviamo sempre l'occasione per poter parlare con gli altri per poterci mettere a disposizione come coraggiosi leoni. Portiamo la parola
del Signore anche quando sappiamo già che ci snobberanno, non ci staranno a sentire. Quello non ci deve interessare; facciamolo.
E spogliamoci, come agnelli, sacrificando noi stessi per gli altri.
Amen.
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La chiesa non è qualcosa di statico, ma è qualcosa di dinamico, che cambia a seconda di come cambia la società, con il fine di continuare a fornire alla gente un ponte tramite cui raggiungere Dio. Ma il cambiamento sarà efficace in funzione di quanto noi saremo disposti a cambiare noi stessi per costruire quel nuovo ponte.
Questa mattina voglio iniziare il messaggio parlandovi di un ponte: questo.
Quale è la vostra reazione guardando questo ponte? Di sicuro vi starete chiedendo:“Chi è quell'idiota che ha costruito un ponte sulla sabbia e non sul fiume?”
Avete qualche idea perché abbiano costruito quel ponte che porta da un pezzo di deserto ad un altro pezzo di deserto identico al primo?
Il Ponte di Choluteca si trova in Honduras,e non è l'opera di un folle;era stato costruito per collegare le due sponde del fiume Choluteca e facilitare il trasporto delle persone e delle merci.
Nel 1998 l'uragano Mich devastò gran parte delle infrastrutture dell'Honduras...ma non il ponte Choluteca, che rimase quasi intatto.Il problema reale è che l'uragano aveva risparmiato si il ponte...ma aveva deviato il corso del fiume!
Gli ingegneri civili honduregni si trovarono davanti ad un problema:come collegare di nuovo i due lati del fiume. Avevano tre possibilità:
1. deviare nuovamente il fiume per farlo passare di nuovo sotto il ponte;
2. allungare il ponte fino a farlo arrivare dall'altra parte del fiume;
3. o più semplicemente lasciare il ponte dove stava e costruirne un altro da un'altra parte.
Indovinate quale scelsero? Ovviamente, la terza.
Era la scelta più semplice? No, perché bisognava fare un nuovo progetto per un nuovo ponte, trovare il posto giusto, i giusti materiali, eccetera.E non era nemmeno la scelta più economica, perché bisognava cominciare a ricostruire da zero.
Semplicemente, era la scelta più logica, quella che veniva incontro alle necessità delle persone:tornare a raggiungere l'altra sponda, essere connessi con il mondo al di là del fiume.
Tu mi dirai: “Che c'entra, Marco, questa lezione di ingegneria civile con la nostra chiesa?”
C'entra a pennello, perché è l'esatta situazione in cui ci troviamo noi, adesso.
Abbiamo detto tante volte che noi volevamo come chiesa essere un “ponte” attraverso cui le persone potessero raggiungere Cristo.
Allo stesso modo abbiamo detto che la nostra chiesa non è un “lago”, un posto dove i credenti arrivano e rimangono, rendendolo sempre più pieno, ma piuttosto un approdo su un fiume, dove le persone attraccano per un po',vengono dissetate e nutrite, prima di riprendere la navigazione.
Questo era il progetto originario, quello che nel 2000, ventitre anni fa, avevamo studiato Michele, Bernardino ed io ancor prima che la chiesa fosse fondata.
E all'epoca avevamo progettato diversi ponti per raggiungere le persone, diversi porti dove potessero attraccare. Solo che, ventitre anni dopo, il fiume si è spostato, e quei ponti e quei porti non sono più efficaci, perché il fiume non passa sotto o a lato.
Allo stesso modo degli ingegneri honduregni abbiamo tre possibilità per continuare ad adempiere il Grande Mandato.
La prima è cercare di riportare il fiume sotto, ovvero trascinare a forza le persone agli studi o in chiesa, anche se il mondo è cambiato.
Ventitre anni fa il mondo era differente. Qualche esempio? Non esistevano i “social”, le persone utilizzavano gli sms e non esistevano gli smartphone. Potei farvene molti altri, ma fermiamoci a questo, che è forse uno dei più evidenti.
La seconda strategia possibile, come per gli ingegneri, è quella di “allungare” il ponte, ovvero sforzarsi ancora di più a fare le cose che facciamo adesso come le facciamo adesso rincorrendo l'altro lato del fiume (le persone) nella speranza non si muova troppo velocemente altrimenti è finita.
Questo è il modello di cambiamento che molte chiese adottano: si intensificano gli incontri, più studi, più riunioni di chiesa, più evangelizzazioni in piazza.
Allo stesso modo dei saggi ingegneri, c'è da valutate se lo sforzo fisico, e quello economico, saranno ripagati da un risultato; le statistiche dicono di no.
Allora, non rimane che la terza possibilità: dimenticarsi del vecchio ponte, e costruirne uno nuovo.
Che significa questo? Significa, come chiesa, non avere paura del cambiamento. Per raggiungere le persone in modo efficace, è necessario essere disposti ad adattarsi e cambiare, mantenendo sempre l'essenza della fede cristiana, ma trovando nuovi e innovativi modi per comunicare e condividere il messaggio con il mondo.
E' quello che sta accadendo nella chiesa.Ve ne siete accorti già da qualche settimana. Il culto sta cambiando, le attività cambieranno anche quelle. Anche questo messaggio è “differente”dai miei soliti:vedrete che ci sono pochissimi versetti, così che possiate ricordarli meglio, meditarli, e lasciare che il Signore vi parli attraverso di essi.
Il primo versetto su cui voglio meditiate,è uno di quelli famosi,ma voglio pensiate a come si applichi a tutto quello che abbiamo detto fino ad adesso circa il cambiamento:
“La mèsse è grande, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il Signore della mèsse perché spinga degli operai nella sua mèsse.” (Luca 10:4)
Quando pensiamo alla parola “messe”dobbiamo pensarla nel suo significato di origine, θερισμός - therismos; in greco, ma anche in italiano, non è "grano che sta sta nel campo", "raccolto" e basta, ma "grano pronto ad essere raccolto", già maturo, che non aspetta che di essere mietuto. Gesù ci chiama ad essere operai, perché, dice, non c'è che da raccogliere.
“Allora – potresti chiedermi – cosa c'è di sbagliato in noi che non cresciamo?” . Attenzione a valutare il raccolto con gli occhi.L'ha detto due domeniche fa Lucia:“Invece di guardare le sedie piene e quindi la montagna che Gesù ha spostato per farci venire fino a qui la domenica mattina, guardiamo quelle vuote”.Questa è la visualizzazione come “cloud” dei nomi delle persone che hanno frequentato la chiesa dalla sua fondazione nel 2004 ovvero negli ultimi 18 anni per almeno 4 mesi:sono 126. Se avessi compreso anche quelle prima della fondazione quando eravamo solo una “cellula di Monterosi”, ovvero dal 2000, saremmo a poco meno di 200.
Se avessi compreso anche quelli che hanno frequentato per almeno un mese saremmo intorno ai 240.
Questo è il grafico dell'andamento dall'inizio della nostra chiesa:vi salta all'occhio qualcosa? Siamo (più o meno) la stessa quantità di persone con cui abbiamo iniziato la chiesa: 15!E in vent'anni siamo stati capaci di nutrire, dissetare, accogliere 240 persone! Senza contare tutti quelli che hanno letto, ascoltato o visto i messaggi domenicali sul web!
Siamo stati un ponte per 240 e passa persone...in 15! La messe è pronta, ma il fiume si è spostato.
C'e stata una persona, tal Jodocus van Lodenstein, in Olanda, a metà del 1600 che disse questa frase: “Ecclesia semper reformanda est”, ovvero “La chiesa si deve rinnovare continuamente”. Su questa frase si basò Marin Lutero per la sua Riforma. Noi ci troviamo nella perfetta condizione di cambiare, di costruire nuovi ponti, nuovi approdi...se...
Se accettiamo di cambiare noi stessi: l'efficacia dei ponti che costruiremo sarà in base a quanto saremo capaci di cambiare ciascuno di noi singolarmente. Perché è vero che la chiesa “semper reformanda est”, ma il credente lo è anche di più: Paolo dice:
“Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.” (Romani 12:2)
I ponti che la nostra chiesa costruirà saranno efficaci a seconda di quanto noi saremo in grado di cambiare noi stessi.
Avete tra le mani un foglio di carta, vi prego di scrivere in cima ad esso:“Io voglio che la mia mia chiesa sia più...” e sotto l'elenco delle cose che vorrete vedere cambiate, dei ponti che volete vedere costruiti,dei porti che volete che la vostra chiesa offra alla “messe”.
Vi farò due esempi completamente "a caso", che non riguardano né voi né questa chiesa, ma che sono possibili "più" che vorreste avere nella vostra comunità.
Per esempio: “Io voglio che la mia chiesa sia più ospitale”:ricordati che tu sei “la chiesa”, sei un pezzo della chiesa, na parte del corpo di Cristo. Per cui, se questo è il tuo desiderio, poniti la domanda: “Come posso essere io più ospitale?”
Oppure: “Io voglio che la chiesa aiuti di più le persone bisognose”come parte della chiesa,l a tua domanda sarà:“Come posso io aiutare i bisognosi?”
Lo sai perché ti incoraggio a fare questo? Perché è Gesù che te lo chiede... io faccio solamente eco a lui:
“Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti.” (Matteo 7:12)
Mi piace molto la parafrasi che fa di questo versetto la Bibbia “The Message”:
"Ecco una semplice regola di comportamento: Chiedetevi cosa volete che gli altri facciano per voi, poi prendete l'iniziativa e fatelo per loro". Sommando la Legge e i Profeti di Dio si ottiene questo risultato.” (Trad.- Matteo 7:12)
Conclusione
Paolo ha detto:
“...cerco di adattarmi ad ogni tipo di persona, purché possa parlargli di Cristo, e Cristo lo salvi. Tutto questo lo faccio per amore del Vangelo e per ricevere anchʼio con gli altri le sue benedizioni.” (1 Corinzi 9:22-23 PV)
La Chiesa deve essere pronta a cambiare le sue strategie; ma per cambiare le strategie, per costruire nuovi ponti, per fornire nuovi approdi non servono gli “specialisti”.
Persino un nuovo pastore sarebbe inutile, se non avesse dinanzi persone disposte a essere loro stesse il cambiamento. Gesù non ha detto che il problema fosse la mancanza di predicatori, o di pastori, o di missionari, ma di OPERAI!
Come operaio nella chiesa, ciascuno deve essere pronto, ciascuna deve essere pronta a farsi carico di essere il mattone di un nuovo ponte, ognuno per parte sua, ognuno a prendere un po' di peso per formare i piloni che sostengono la via di Cristo offerta al mondo.
Sei pronto, sei pronta ad essere un pezzo del pilone su cui Gesù costruirà nuovi ponti?
Ma, soprattutto, sei pronto, sei pronta, a cambiare te stesso, te stessa per esserlo?
Preghiamo.
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