Audioteca e podcast: interviste, reading, collaborazioni musicali, radiodrammi, audiolibri, conferenze e presentazioni, periodo 2011 - 2016.
[WM1:] Nel primo pomeriggio dell’11 settembre 2016, mentre l’America commemorava il quindicesimo anniversario dell’attacco terroristico alle Twin Towers (un’immane strage di civili, di proletari), io e il pianista e polistrumentista Fabrizio Puglisi siamo saliti sul palco dell’Auditorium Monteverdi, la sala concerti del conservatorio «Lucio Campiani» di Mantova, e abbiamo improvvisato insieme.
Tutt’intorno, e anche tra quelle pareti, c’era la ventesima edizione del Festivaletteratura.
Voce, pianoforte, pianoforte preparato… e il «rombo», uno strumento semplice e antico, pervenutoci dalla Magna Grecia. Non avevamo fatto prove, ma sapevamo di essere in sintonia. Ho letto il cap. 2 del mio vecchio romanzo New Thing (Einaudi, 2004), intitolato Non puoi odiare le radici senza odiare l’albero; Fabrizio ha cucito rumori e lacerti di Thelonious Monk, Cecil Taylor, Otis Spann e variazioni su Lift Every Voice and Sing, l’inno nazionale afroamericano.
Avevamo chiamato la performance We Insist!, chiaro omaggio alla Freedom Now Suite di Max Roach, e avevamo aggiunto tra parentesi: For Emmanuel Chidi Namdi, per ricordare Emmanuel, più volte vittima del neofascismo e del putridume razzista italiano.
Perché, se non si è capito, si parlava del razzismo. O meglio, contro il razzismo.
1. la foto di Alberto da piccolo non lo ritrae sul Rocciamelone ma a Bar Cenisio;
2. quando racconto dell’azione diretta al campo di tiro al piccione di Orbassano dico «cinquant’anni e passa fa» mentre sono «quarant’anni e passa fa»;
3. ho chiamato «Alpi Ribelli» – che è il titolo dell’ultimo libro di Enrico Camanni – il gruppo di compagn* Alpi Libere.
E dico troppe volte «eccetera» :-/
Un’ultima cosa: esprimo la mia totale solidarietà ai ferrovieri in lotta e trovo sacrosanto lo sciopero che mi ha bloccato a Tortona. Era indetto da Cub Trasporti, Sindacato Generale di Base e Coordinamento Autorganizzato Trasporti, e le motivazioni si possono leggere qui.
Il 9 marzo 2016, nella pienissima aula magna di un liceo bolzanino, tre autori Alegre (egiapsters) – Giuliano Santoro, Valerio Renzi e Wolf Bukowski – hanno parlato di «Periferia, Degrado, RUSPA!». Erano coordinati da Flavio Pintarelli, blogger (egiapster); la serata era promossa dall’associazione Dada Rose.
È stata l’occasione, come sentirete dire a Flavio nella registrazione, di posare uno sguardo esterno sull’ombelico Bolzano. Un ombelico di cui su queste pagine si è parlatopiù volte e in cui si annidano, quale lanugine:
1. l’enfatizzazione del degrado e l’ideologia del decoro (per questo è stato invitato Giuliano, autore di Al palo della morte);
2. il rinforzarsi reciproco di questa ideologia con un aggressivo progetto di «riqualificazione» della zona vicino alla stazione ferroviaria (di cui ha parlato Wolf nel reportage «Bolzano e barbarie» apparso su Internazionale);
3. il protagonismo leghista e fascista tanto nell’alimentare la prima quanto nel sostenere il secondo (dopo aver premesso, come da copione, di essere contro i centri commerciali… tranne quelli che contrastano il «degrado»), ed è per analizzarlo che è stato invitato Valerio, autore de La politica della ruspa).
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