WalkCaster

Andrea Giuseppe Lazzari

Un passo alla volta verso dove vogliamo andare

  • 3 minutes 57 seconds
    #08 | il mio nome è BlurryFace (e mi importa cosa tu pensi di me)
    La difficoltà di far uscire quello che sento Ogni tanto mi capita ancora di trovarmi con altre persone a far fatica ad esprimere quello che sento, non perché non ne sia capace, ma perché tendo inconsapevolmente a concentrarmi di su quello che pensano gli altri di me quando mi espongo. Due anni fa i 21 pilots, una band americana, uscì con una canzone che raccontava quanto era complicato essere diventati adulti anche a causa dello stress provocato dal dare importanza a quello che gli altri pensano di noi. ♫ “My name's Blurryface and I care what you think” BlurryFace, letteralmente faccia sfocata, è un personaggio che il duetto statunitense ha inventato per dare un’identità alle loro incertezze; così facendo è più facile combatterle quando queste diventano un problema.
    24 May 2018, 3:06 am
  • 3 minutes 50 seconds
    #07 | La perfezione non esiste (invece sí)
    L’inglese imperfetto Un mio amico è cofondatore e amministratore delegato di un’azienda italiana che sin dall’inizio ha puntato al mercato internazionale; il sito internet, i cui contenuti mostrano e mostravano la bontà del servizio che offrivano aveva la sua versione in lingua inglese. Un giorno però ho scoperto che i testi in inglese erano stati scritti e tradotti da un italiano che sapeva molto bene la lingua di oltremanica. Nella mia esperienza ritengo che solo un madrelingua (e non sempre) è in grado di scrivere correttamente nella propria nativa. Mi sono fatto questa idea perchè ogni volta che mi sono confrontato che insegnanti di italiano stranieri, laureati in lingue, anche quelli che mi sembravano i più bravi, qualche errore (accordo, preposizione, ecc…) lo commettevano comunque.
    17 May 2018, 4:54 am
  • 3 minutes 21 seconds
    #06 | Cercare su internet quando l'informazione é già disponibile (nella propria mente)
    PONIAMO IL CASO CHE IO VOGLIA TRASFERIRE UNA FOTO DAL MIO SMARTPHONE AL PC VIA BLUETOOTH: Google → Aranzulla → soluzione. Mi piace smanettare col PC, ma malgrado sono sicuro che con un piccolo investimento di tempo e di fatica, questa soluzione riuscirei a trovarla da me, preferisco affidarmi al magico internet perché mi da la risposta subito (e quando non è così mi arrabbio parecchio…).
    9 May 2018, 6:32 am
  • 5 minutes 7 seconds
    #00 | WalkCaster, un passo alla volta (verso dove vogliamo andare)
    Il proverbio di Tania (1979). Avrò avuto 5 anni quando la mia vicina di casa Tania, 3 anni più grande di me, mi disse: “Chi va piano, va sano lontano … e chi va forte, va alla morte”. Non lo so se fu quella parola “morte” a far sì che questo proverbio si fissò nella mia mente, quello che so però è che fino alla settimana scorsa la mia interpretazione era [...]
    1 May 2018, 12:00 am
  • 4 minutes 20 seconds
    #05 | Stare bene (anche dopo però)
    Quando e quanto vuoi stare bene? ♫ “Vuoi stare bene?” L’anno scorso Caparezza è uscito con “Ti fa stare bene” una canzone che mi ha colpito da subito, non solo per il ritmo, ma per il senso che mi ha passato. Vuoi stare bene? = sì certo, ovvio Devi fare ciò che ti fa stare bene = meno certo, e ancora molto meno ovvio. Il punto numero 2 è direttamente collegato al primo in termini di quandità (lasciatemi questa licenza poetica che intende che il beneficio non sarà immediato, ma durerà più a lungo) e quantità di bene. Se voglio star bene nel lungo periodo, quel “devi fare ciò che ti fa stare bene” potrebbe significare anche fare qualcosa che nell’immediato potrebbe non farmi stare proprio “bene”.
    29 April 2018, 5:26 pm
  • 4 minutes 20 seconds
    #04 | Non stava passeggiando nel bosco (era a sbrigare una faccenda)
    La signora Sally Forth. “La signora Sally Forth decide di andare nel bosco a impregnarsi della natura e stabilire un contatto col presente. Mentre è nel bosco, lascia dapprima alquanto vagabondare la mente, per poi concentrarla su tutte le cose che in quel momento dovrebbe fare a casa. I bambini, la spesa, la casa, le bollette da pagare... È tutto a posto? Altre volte la sua mente si lancia in avanti, verso tutto ciò che dovrà fare quando andrà via dal bosco. È cosicché il presente le si dilegua, occupato da faccende passate o future, ed è così che ella perde una rara occasione di deliziarsi nell'ambiente naturale.” È con questo pezzo tratto da “Le vostre zone erronee” di Wayne Dyer, per me un capolavoro sull’indipendenza emotiva, che ho scoperto di essere proprio come la signora Sally, e raramente mi trovavo nel bosco a deliziarmi dell’ambiente naturale [...]
    29 April 2018, 5:25 pm
  • 5 minutes 38 seconds
    #03 | Grazie a Dio è oggi (anche se non è venerdì)
    Letteralmente una fotocopia della mia esperienza. Mi erano capitate per le mani delle fotocopie, e in una di esse c’era la storia di questa persona che in sintesi viveva così: Lunedì mattina: non vedeva l’ora che arrivassero le 5 di sera. Durante la settimana: non vedeva l’ora che arrivasse venerdì sera. Tra una tranche di ferie e l’altra: non vedeva l’ora che arrivassero le vacanze. In prospettiva: non vedeva l’ora che arrivasse la pensione per avere del tempo libero. Cavolo: era un po’ come aspettare di morire, eppure per quanto triste e assurda potesse sembrare la vita di questa persona, era molto simile all’esperienza che stavo vivendo io, senza rendermene di fatto conto [...]
    29 April 2018, 5:24 pm
  • 4 minutes 30 seconds
    #02 | Saper dove (volere) andare
    Sentirsi arrivato, da nessuna parte. Avevo il mio lavoro a tempo indeterminato, una figlia appena nata, una casa, un muto, una famiglia, e altre cose importanti che avevo imparato a perseguire come obiettivi. Per quanto mi sentissi fortunato e grato per tutto questo, quel giorno la mia frustrazione venne improvvisamente fuori in una chiacchierata con un mio carissimo amico. Dopo avergli detto che mi non mi sentivo appagato della mia vita e che non avevo nessun obiettivo particolare da raggiungere vedendo la mia esistenza in prospettiva sostanzialmente piatta, mi disse [...]
    29 April 2018, 5:22 pm
  • 4 minutes 53 seconds
    #01 | Occhio al primo passo (potrebbe essere l'ultimo)
    L’agenda del 1998 come regalo della banca. L’altro giorno mi è capitata per le mani l’agenda 1998 che mi aveva dato il Credito Cooperativo, e allora mi è venuto in mente che in quel periodo, verso la fine di ogni anno la mia banca mi regalava quel favoloso oggetto pieno di pagine bianche da scrivere per organizzare le giornate e preparare progetti. Premetto che allora, come adesso non avevo nessuna passione per lo scrivere, ma quel libricino aveva per me un fascino particolare.
    29 April 2018, 5:20 pm
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